Cool il popolo di Mamdani, bue quello di Trump: sono ridicoli

· 5 Novembre 2025


Cari ascoltatori, Zohran Mamdani ha appena vinto la corsa a sindaco di New York e i siti dei giornali che contano sono già ebbri di titoli tonanti e festeggianti, non osiamo pensare a domani, quando arriveranno anche i quotidiani di carta e gli “approfondimenti”, gli allegati sull’uomo che apre una nuova stagione di magnifiche sorti e progressive per la politica americana e occidentale. In effetti la sua vittoria ha i connotati di qualcosa di storico, ma sono quelli di una crescente inquietudine.

Zohran Mamdani da oggi è primo cittadino della città simbolo del mondo libero e del capitalismo, della Statua della Libertà, del modello sociale che di gran lunga ha garantito maggior benessere all’umanità. Ma di lui da ricordare c’è che si è rifiutato di condannare lo slogan dei pro-pal americani “globalizza l’intifada”, anzi lo ha difeso sostenendo che l’intifada equivale alla resistenza: parliamo di una lotta che prevede la caccia al civile ebreo in quanto ebreo… Inoltre, secondo un’inchiesta pubblicata a fine ottobre da India Today, la sua campagna avrebbe ricevuto donazioni da gruppi legati al Council on American-Islamic Relations, organizzazione che secondo alcuni ha rapporti con Hamas. Mamdani ha negato e l’articolo precisa che si tratterebbe di collegamenti indiretti: ma è anche il sistema tipico di questa rete di finanziamenti.

Di certo c’è che Mamdani nella sua carriera pubblica si è rifiutato di condannare Hamas fino a che è si è arrivati a ridosso del voto, e anche in qual caso la condanna è arrivata a voce assai più bassa di quanta ne avesse spesa per denunciare il cosiddetto genocidio israeliano. È un sostenitore del movimento Bds, che invita a boicottare i prodotti di Israele, una cosa che sa tanto di anni Trenta. Come abbiamo ricordato ieri, ha legami con una grande moschea di Brooklyn, nota per il suo verbo radicale e integralista, il cui imam è nei registri della Polizia di New York, sospettato di aver avuto rapporti con il terrorismo al tempo del primo attentato al World Trade Center, nel 1993.

Questo allora è l’alfiere delle nuove truppe progressiste americane, santificato da giornaloni e intellettuali alla stessa velocità con cui venne assegnato a Obama il premio Nobel “preventivo”. Fra essi, Repubblica batte tutti con il titolo sulla home: “New York, Mamdani eletto sindaco, è la vittoria della generazione Z, perdono i miliardari”.

Ed ecco di nuovo aggiornato il concetto di faccia tosta: sono gli stessi signori che hanno sostenuto come “speranza d’America” il partito espressione dell’oligarchia economico finanziaria radicata sulle due coste, il Partito democratico. La “joy” di Kamala Harris era avviluppata attorno ai miliardari, calata nello star system. Dai circoli intellettuali, mediatici, economici del Paese passava il messaggio lì stava il futuro dell’Occidente, mentre gli operai della Rust belt, i cowboy del Wyoming, i mandriani del Texas erano i retrivi zoticoni non hanno capito nulla e hanno riconsegnato gli Usa a Donald Trump.

E adesso, dietrofront: vince Mamdani a New York e diventa una vittoria della generazione Z contro i miliardari! A parte il fatto che secondo alcune fonti Mamdani sarebbe stato finanziato anche da Soros, che un poveraccio non è… La questione alla fine è semplice: se il popolo vota Repubblicano e issa per due volte Donald Trump alla Casa Bianca è un popolo ignorante e bisogna stare con l’oligarchia. Quando invece vota Democratico (ma neanche, perché Mamdani è un radicale socialista che sta a sinistra dei dem, poi ha scalato il partito), il popolo improvvisamente diventa un’entità virtuosa, e a perdere sono i miliardari.

Il dibattito è così del tutto taroccato. Inoltre la Gen Z di cui parlano costoro, decisiva per la vittoria di Mamdani, è quella specifica di New York, in balia di tutti i tic e le mode culturali del momento: per prima l’oicofobia, l’odio e la vergogna di sé, della propria casa, della propria tradizione culturale, per fare spazio alle cause e alle minoranze più disparate, al terzomondismo più estremo. E tutto nella città più capitalista del mondo.

Ma fuori dalla Mela, quella generazione in America è ampiamente minoritaria. E il fatto che abbia vinto un radicale, musulmano, reticente su Hamas e cristallino anti-israeliano, testimonianza dello schiacciamento a sinistra dei dem Usa, convincerà ancora di più l’altra America, l’America profonda, che il Partito democratico non è affidabile. Lo tengano presente, quelli che oggi se la prendono con i miliardari, salvo averli sostenuti e spacciati per illuminati fino a mezz’ora fa: mai come oggi la tenuta della civiltà occidentale è appesa all’operaio della Rust belt, al cowboy del Wyoming, al mandriano del Texas, Dio ce li conservi.


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