Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
La seconda presidenza Trump, ormai è evidente, rappresenta un cambio di paradigma significativo nei rapporti tra Stati Uniti ed Europa. L'idea di America proposta da Trump non è più quella della Guerra Fredda né quella dell’unilateralismo democratico, in cui gli Stati Uniti si sentivano autorizzati a imporre la democrazia nel mondo senza il consenso di altri Paesi o istituzioni.
Il nuovo ordine che si sta delineando costringe l’Europa a una scelta cui non può sottrarsi: riuscirà a rafforzare la propria autonomia strategica e favorire, in qualche misura, un riavvicinamento tra Stati Uniti e Russia, oppure rimarrà un attore passivo e sullo sfondo, all’interno di un mondo in trasformazione? Il Vecchio Continente si trova di fronte a una svolta decisiva per il proprio destino geopolitico, con il rischio di perdere in maniera definitiva la propria centralità nel panorama internazionale.
Il trumpismo non è una dottrina rigida, ma un approccio pragmatico alla politica internazionale. Trump è prima di tutto un negoziatore che utilizza l’imprevedibilità come strategia. Questo atteggiamento, se da un lato rende difficile anticipare le sue mosse, dall’altro suscita preoccupazione tra gli alleati europei, abituati a una politica americana più stabile e prevedibile. Tuttavia, la sua capacità di rinegoziare le relazioni internazionali potrebbe aprire nuove opportunità per l'Europa, se questa saprà coglierle e adattarsi al nuovo contesto globale senza rimanere ancorata a schemi ormai superati.
Anzitutto, è cruciale comprendere che Trump sta riportando l’America al suo ruolo storico di potenza del Pacifico. Il pragmatismo anti-ideologico di Trump, orientato principalmente alla tutela dell’interesse nazionale, inevitabilmente spinge gli Stati Uniti a prendere le distanze dall’approccio e dagli obiettivi tradizionali dell'Alleanza Atlantica. Questi ultimi, infatti, sono l’eredità di due guerre mondiali, in cui gli Stati Uniti furono coinvolti loro malgrado. Questo cambiamento si traduce in una minore attenzione verso la NATO e un ridimensionamento del coinvolgimento statunitense nelle dispute europee. Inoltre, il protezionismo economico promosso da Trump, con le sue chiare ripercussioni sul commercio ...
Il primo sudamericano. Il primo Gesuita. Il primo a chiamarsi Francesco, e chissà se gli seguirà un Francesco II. Ma anche il primo a mettere in discussione – agli occhi dei conservatori e del popolo delle parrocchie – la figura di Dio, indicato come “non cattolico”, il forte avvicinamento e dialogo con l’Islam, l’attenzione continua a favore di accoglienza e migranti in una critica per nulla dolce nei confronti dell’Occidente, specie in tempi di trumpismo. La morte di Papa Francesco completa il processo di desacralizzazione della figura papale che le clamorose dimissioni di Benedetto XVI aveva avviato: il Papa è un uomo, oltre che Vicario di Cristo, e con Francesco l’umano ha preso il sopravvento sul divino.
Sono lontani i tempi in cui, non riuscendo a prendere sonno, il Papa venuto da Sotto il Monte, Giovanni XXIII, si chiedeva: “Chi governa la Chiesa, tu o lo Spirito Santo? E allora, Angelo, va’ a dormire”. La Chiesa di Jorge Mario Bergoglio da Buenos Aires, un padre ragioniere da Portacomaro in provincia di Asti e una madre genovese, è una chiesa più gesuita che di Gesù. Gesuita nel discernere, nell’indicare, nell’abbozzare. E poi? E poi devi discernere tu, lasciarti guidare: perché non benedire le coppie dello stesso sesso? Ma certo: dieci secondi bastano. Un Dio che non è cattolico, la critica ai “cristiani di pasticceria”, quelli cioè che vanno in chiesa ma poi non applicano quello che dovrebbero applicare, l’accoglienza indiscriminata sia pure ricordando che il Catechismo dà agli Stati il diritto di regolare l’immigrazione (ma ricordandolo a denti stretti, un po’ come la modifica al Catechismo con la pena di morte: sì, è lecita ma siccome i tempi sono cambiati allora non lo è più).
Un Papato che è stato sotto il segno dell’accentramento, dell’uomo solo al comando per volontà divina e da lì, per li rami, giù verso tutta la Barca di Pietro e il gregge a lui affidato; insofferente ...