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Lo scorso 24 novembre si è conclusa la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2024 (Cop29), svoltasi quest’anno a Baku, la capitale dell’Azerbaijan. Le conclusioni cui sono pervenuti gli Stati partecipanti non differiscono dalla solita solfa socialista tinta di verde. I quasi 200 Paesi partecipanti hanno concordato di sostituire il precedente obiettivo di mobilitare 100 miliardi di dollari all'anno entro il 2025, con un nuovo obiettivo di 300 miliardi di dollari all'anno entro il 2035. Inoltre, si mira a mobilitare almeno 1.300 miliardi di dollari all'anno, includendo finanziamenti pubblici e privati. Non sono stati però stabiliti nuovi obblighi per la transizione dalle fonti fossili, contrariamente alle aspettative. Detto in soldoni (letteralmente): gli Stati devono tassare di più i propri cittadini.
Ciononostante, le reazioni internazionali all'accordo sono state prevalentemente negative. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha espresso delusione per la mancanza di ambizione, mentre molti rappresentanti dei Paesi in via di sviluppo hanno denunciato l'accordo come insufficiente e poco ambizioso. La cosa più interessante è forse l’atteggiamento di Paesi come la Cina e l’Arabia Saudita, che hanno ostacolato qualunque progresso significativo sulla riduzione delle emissioni. È interessante perché, sebbene la retorica verde voglia addossare la colpa di tutti i cambiamenti climatici (veri o presunti) al capitalismo occidentale, i principali ostacoli provengono dai Paesi più autoritari e socialisti del mondo. Ciononostante, le soluzioni che si vogliono proporre sono proprio di matrice socialista, tanto che, negli ultimi anni, molte regolamentazioni adottate in ambito climatico (e non solo) da parte di organismi come l’Unione Europea non differiscono di molto, a un’attenta analisi, dalle regolamentazioni attuate in Paesi autoritari come la Cina.
Questa retorica social-ambientalista è talmente pervasiva da essere trasbordata anche nella cultura tradizionalmente vista come conservatrice, come quella cattolica. In apertura della Conferenza, Papa Francesco, per mezzo del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, aveva rilasciato un messaggio all’interno del quale esprimeva preoccupazioni significative riguardo ai risultati raggiunti. ...
Anche negli ambienti libertari e conservatori, Elon Musk ha spesso sollevato dubbi e perplessità. D’altra parte, per molti anni egli è stato uno dei protagonisti del capitalismo woke, dato che ha costruito il suo impero attorno a Tesla, l’azienda leader nel settore delle auto elettriche. Sotto vari punti di vista, ora che s’è schierato al fianco di Donald Trump e della rivolta popolare che egli interpreta, risulta ancor più evidente come il suo passato successo si fondi esattamente su ciò che oggi lui stesso dichiara di voler combattere. Non bastasse tutto ciò, inquietano alcune sue iniziative, che sfiorano i confini del transumanesimo.
Tuttavia Musk rappresenta una novità radicale e un fattore di disturbo per i veri potenti del mondo: un simbolo di quel cambiamento che sta sfidando l’ordine stabilito e che potrebbe segnare una svolta decisiva nelle dinamiche sociali, politiche ed economiche globali. Il suo impatto, che va ben oltre le aziende tecnologiche che possiede, può essere interpretato come un segnale di trasformazioni in grado di ridefinire alcuni dei principi su cui poggia l’assetto globale.
Se vogliamo comprendere la portata della sua influenza, dobbiamo partire da un elemento centrale della visione che egli ha esposto negli ultimi anni: ossia il suo impegno incondizionato per la libertà di espressione, un valore che oggi appare minacciato forme di censura e controllo sempre più pervasive.
In questo senso, decisivo è stato l’acquisto (nel 2022) di Twitter: una mossa che ha sorpreso molti. Musk non si è limitato a diventare il proprietario di una delle piattaforme di social media più influenti del mondo, ma ha subito annunciato di volerla trasformare in un campo di battaglia per la libertà di parola. Ha ribadito più volte che il suo obiettivo era ridurre al minimo le forme di censura, restituendo agli utenti la possibilità di esprimere liberamente le proprie opinioni, anche quando queste risultano scomode, controverse o impopolari. A seguito di questa dichiarazione, Musk ha rinominato ...