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Raimo è una questione di buona educazione diventata caso politico perché rivelatrice del vuoto cosmico che sta vivendo la sinistra italiana in questa fase storica. Una fase ormai lunga, in cui il messaggio che passa alle nuove generazioni è che se vuoi diventare europarlamentare basta andare all’estero e farti arrestare con l’accusa di aggressione e che per aspirare al Parlamento basta insultare il proprio ministro.
Raimo e Salis hanno in comune una grande capacità di marketing di se stessi, che nulla ha a che fare con la buona politica e che certo non può sfuggire agli intellettuali di sinistra. Eppure, in mancanza di leader politici capaci di convincere l’elettorato, agli intellettuali di sinistra non resta che prendere personaggi in cerca di autore e farne degli eroi. La vecchia sinistra si sta rivoltando nella tomba.
Il tema non è Raimo, che è solo un professore che ha dimostrato di non conoscere la buona educazione e che ha più volte tentato la via politica. Il tema non è la sanzione giustamente comminata dall’USR Lazio, la cui direttrice, Anna Paola Sabatini, è stata magnanima: basti pensare al licenziamento inflitto anni fa al docente che insultò sui social l’Azzolina. Il tema non è neanche chi sia il ministro. Valditara si è spinto dove la sinistra stessa non è mai riuscita ad arrivare: dal docente in più per aiutare gli studenti immigrati in difficoltà con la nostra lingua, a rinnovi contrattuali mai visti nella storia della scuola italiana. L’elenco è lungo e non è questa la sede per snocciolarlo.
La sinistra è sempre scesa in piazza contro i suoi stessi ministri, contro Berlinguer, contro la Fedeli, figuriamoci se non scenderà in campo contro Valditara. La storia del Paese dimostra che l’Istruzione è sempre stato il ministero più bersagliato di tutti, quello più in prima linea, e quindi la Meloni giusto al MIM ha messo in campo un numero uno. Nessun altro potrebbe stare saldo ...
Ma perché vi stupite se la cavalcata delle stelle dello star system che si sono spese per endorsare la candidata Harris alle urne non ha mosso foglia?
Proviamo un ragionamento. La bacchetta magica del mondo dello spettacolo è la sospensione dell’incredulità, cioè quel carattere semiotico per cui, di fronte a un romanzo o un’altra opera di fantasia, scatta nel lettore o nello spettatore un meccanismo di volontà per cui egli crede che quel che sta capitando nella trama, per quanto inverosimile, sia possibile. Tipo un supereroe che vola di fianco a un aereo, un mago che si trasforma in un opossum. Se queste cose si trovano nel posto giusto, cioè nell’opera d’arte o di intrattenimento, diventano vere.
Non è un concetto fresco, lo ha coniato Samuel Taylor Coleridge nel 1817 nella sua autobiografia “Biographia literaria”, così spiegando una cosa meravigliosa di cui gli esseri umani sono capaci, la fede poetica. Anzi, l’aveva già abbozzato Shakespeare nel prologo dell’Enrico V, un paio di secoli prima.
Ora, il mondo di Hollywood e lo star system in generale sono un ecosistema fondato sulla sospensione dell’incredulità. Le sue stelle sono in grado di generare dipendenze quasi religiose. Vi ricordate ai concerti italiani di Taylor Swift, le/i swifties a frotte? Del tutto incuranti di apparire dementi, erano di una felicità e innocuità da grasso infantile. Va benissimo.
Ma è come Jurassic park: funziona dentro le sue alte recinzioni e solo lì. Tu puoi entrare a visitarlo, non viverci, e le bestie che stanno lì dentro non possono uscire, se no succede un casino.
Secondo passaggio: due gruppi umani costituiti da megalomani violano questa legge. I dem americani, che hanno una smisurata fiducia nel potere della manipolazione, chiamano gli artisti a fare comizi; e gli artisti, che evidentemente si vedono più grandi di quel che sono, ci vanno. Tracontanza e imprudenza. Che cosa succede?
Succede che i portoni di Jurassic Park sono stati aperti e le ...