Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
L'idea di un compromesso tra capitalismo e socialismo ha sempre affascinato economisti e politici. Una delle proposte più influenti è stata formulata da John Maynard Keynes nel giugno 1926, durante una conferenza all'Università di Berlino. Il testo dell’intervento, e quello della precedente Sidney Ball Lecture tenuta a Oxford nel novembre 1924, erano poi confluiti nel saggio, pubblicato come opuscolo, dal titolo: “La fine del laissez-faire” dalla Hogarth Press nel luglio 1926, dieci anni prima della sua opera più famosa: “Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta”.
Nell’ateneo berlinese, l’economista britannico aveva attaccato il concetto di laissez-faire, sostenendo la necessità di forme di regolamentazione sociale per correggere le inefficienze del mercato. Il capitalismo, a suo avviso, se lasciato senza controllo e libero di operare, avrebbe condotto a disuguaglianze e instabilità. Ciò in quanto il laissez-faire si basava su presupposti troppo semplicistici, in particolare sull'idea che gli individui, agendo solo per il proprio interesse, avrebbero prodotto automaticamente risultati economici ottimali. La relativa teoria, inoltre, non era neppure fondata sugli scritti originali e autentici dei grandi economisti, ma piuttosto su interpretazioni successivamente popolarizzate. La sua soluzione era pertanto quella di mantenere la proprietà privata, ma con un controllo sociale diffuso, affidato a entità semi-autonome che avrebbero agito nell'interesse pubblico.
Tale compromesso tra proprietà privata e regolamentazione era, secondo il proponente, la chiave per risolvere i problemi di squilibrio e crisi che, negli intendimenti espressi, il libero mercato non riusciva a gestire. L’ idea, in definitiva, non era quella di abbandonare il capitalismo, ma di modificarlo attraverso un sistema di regolamentazione capillare che potesse correggere le sue presunte storture. Detti meccanismi di controllo tuttavia non sarebbero stati gestiti direttamente dallo Stato, ma dai richiamati organismi indipendenti, capaci di vigilare sul funzionamento del mercato.
Intervenendo con una pertinente recensione del 1927, Ludwig von Mises, ha smontato con precisione chirurgica gli assunti di Keynes, svelando i rischi nascosti nella sua proposta e mostrando innanzi tutto come ...
A partire dal 2025, l'Italia ha istituito un Fondo per la cura e prevenzione dell'obesità, con una dotazione di un milione di euro per gli anni 2025, 2026 e 2027 (più finanziamenti aggiuntivi per ciascun anno). Una cifra che, a detta dei promotori, rappresenterebbe un’azione concreta per contrastare una piaga sociale e globale in costante crescita. Tuttavia, la decisione di istituire questo fondo rappresenta l’ennesima dimostrazione che il nostro sistema politico è del tutto incapace di fidarsi della libertà e della responsabilità individuale, preferendo perpetuare un modello assistenziale che deresponsabilizza i cittadini e soffoca la società con interventi inefficaci e paternalistici.
L’obesità è un problema complesso e, in quanto tale, non può essere risolto con semplici iniezioni di denaro pubblico. Al contrario, l’intervento statale nel tentativo di risolvere questioni individuali spesso non fa che peggiorare la situazione. Gli incentivi economici, lungi dal risolvere i problemi, li favoriscono e li aggravano. Perché incentivare economicamente determinate scelte o comportamenti tende a deresponsabilizzare le persone, trasferendo il peso delle conseguenze delle loro azioni sulle spalle della collettività. Questo processo genera un circolo vizioso, in cui la dipendenza dai sussidi o dalle facilitazioni statali diventa parte del problema stesso.
Prendiamo, nel nostro caso, l’obesità. Spesso (non sempre, a onore del vero, e per questo è sempre giusto non fare di tutta l’erba un fascio) le cause dell’obesità sono da ricercare in uno stile di vita non salutare, spesso adottato dai gruppi sociali a basso reddito. Ma queste scelte non sono casuali: i cibi più economici sono spesso anche quelli altamente processati, ricchi di zuccheri e grassi, mentre gli alimenti sani tendono ad avere un costo più elevato. Sono molte le ragioni alla base di questo divario nei prezzi. In Europa, il prezzo di frutta e verdura - la base di una dieta sana - è notevolmente aumentato negli ultimi anni rispetto al prezzo medio degli altri alimenti. Certo, è normale che fattori quali la ...