La giudice del caso Albania è la capa delle toghe rosse
Giovanni Sallusti · 19 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, la situazione è addirittura peggiore di quanto immaginavamo ieri sera, quando parlavamo dello sconfinamento fuori controllo dell’organo giudiziario nel campo della decisione politica, soprattutto in termini di immigrazione. Dallo straordinario articolo di Luca Fazzo sul Giornale emerge infatti che Silvia Albano, la giudice del Tribunale di Roma che ha sospeso la praticabilità dell’accordo tra Italia e Albania, aveva già criticato pubblicamente il provvedimento del governo, definendolo una deportazione giuridicamente irrealizzabile; e, ancora peggio, è la presidente di Magistratura democratica (la corrente dichiaratamente di sinistra della magistratura) che da quando è in carica ha spostato la corrente su posizioni decisamente radicali.
Il fatto eclatante è che, lo ripetiamo, questo provvedimento di un governo sovrano, votato dal popolo italiano in libere elezioni, è stato bocciato da una giudice che lo aveva già ferocemente criticato, la cui serenità di giudizio era quindi oggettivamente discutibile. Inoltre questa giudice è leader di un gruppo organizzato di magistrati espressamente nemici ideologici del governo di centrodestra: ma in quale Paese delle banane può succedere una cosa del genere?
I leader di mezza Europa, oltretutto per lo più di sinistra, hanno valutato positivamente l’accordo Italia-Albania, ma tutto questo appartiene alla politica, che evidentemente in Italia non conta nulla, se a smantellarlo basta un magistrato ideologicamente contrario. Infatti la presidente Albano aveva già bollato il piano Italia-Albania come “un accordo giuridicamente irrealizzabile”, basato su “una forte limitazione del diritto di difesa”, messo in atto “da un governo affetto da schizofrenia in materia di giustizia”; aveva parlato di “deportazione” e di violazione dei diritti umani, definendolo un “respingimento collettivo che è vietato dalle direttive europee”.
Quando il Tribunale di Catania nei giorni scorsi ha liberato tre migranti clandestini che erano stati trattenuti in base al nuovo dispositivo, la Albano aveva commentato sulla rivista di Magistratura democratica: “Si tratta di principi elementari la cui applicazione, soprattutto nella materia del diritto dell’immigrazione, dà luogo a reazioni scomposte”.
Davanti ai giornaloni, al mainstream di sinistra, poi, la surrealtà diventa doppia. Per esempio, Repubblica titola “Meloni contro i giudici”. Esatto, non sono i giudici ideologizzati contro Meloni, contro il governo, contro il centrodestra, contro il ministro Salvini nella vicenda Open Arms, come abbiamo documentato ampiamente ieri: macché, Repubblica capovolge i termini della questione.
Da oggi nessuno può più far finta che in Italia ci sia un corretto equilibrio dei poteri: i provvedimenti del governo di centrodestra sono stati sbaraccati dalla presidente di magistratura democratica, e anche dallo stato comatoso della democrazia.
Luca Di 19 Ottobre 2024 alle 13:59
SALLUSTI MENTE SAPENDO DI MENTIRE: A Gennaio 2024 il giurista Fulvio Vassallo Paleologo, docente di Diritto di asilo a Palermo e giurista esperto di diritti umani, il memorandum dà vita a «un progetto impraticabile e privo di basi legali». «Fin dal momento dello sbarco in Albania – spiega Vassallo – i migranti, già ritenuti comunque “illegali”, saranno totalmente privati della libertà personale. La procedura individuata dall’Italia, secondo Vassallo, potrebbe configurarsi come un «respingimento collettivo».
Fulvio Di 20 Ottobre 2024 alle 9:29
Da quanto accaduto e da quanto un libero cittadino ne può trarre una surreale verità questa ordinanza di una giudice, aldilà che sia komunista o meno, è un Atto Eversivo e come tale va trattato. Ma da quanto è accaduto i governò” forse su posizioni intercambiabili con i sinistri” ha ottemperato al ritorno dei 12 migranti e già questo ci fa capire che questa maggioranza eletta per cambiare il mondo non lo farà, anzi non farà nemmeno la riforma della giustizia così come fu disatteso il referendum sulla responsabilità civile di un magistrato che sbaglia. Meschini!