Da Open Arms all’Albania, magistrati all’assalto
Giovanni Sallusti · 18 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, stasera prendiamo atto che esistono due mondi, uno al di là delle le Alpi e uno al di qua delle Alpi. Sopra le Alpi, che evidentemente è una catena montuosa anche ideologica, cioè nel resto d’Europa, l’immigrazione incontrollata, clandestina, figlia del traffico di esseri umani (non quella fisiologica che è uno dei fenomeni connotanti dei nostri giorni) è gestita dai rappresentanti democraticamente eletti dal popolo, cioè dalla politica, dai governi, dalle visioni del mondo che vengono sottoposte al rito delle elezioni, come succede nelle democrazie liberali.
Questi governanti nei giorni scorsi hanno mostrato di apprezzare l’accordo Italia-Albania sui migranti: per esempio la premier danese socialdemocratica Mette Frederiksen, il ministro degli esteri olandese Caspar Veldkamp, del Partito Popolare, il primo ministro portoghese Luís Montenegro, che è di destra; perfino la portavoce del nuovo primo ministro francese Michel Barnier ha dichiarato che se l’accordo funzionerà può essere una politica interessante, smentendo il presidente Macron, che pare contrario ma poi i migranti li manganella a Ventimiglia. Insomma, sopra le Alpi l’immigrazione è faccenda della politica, che sembra apprezzare l’idea di stringere accordi con Paesi terzi per agevolare i rimpatri.
Invece, sotto le Alpi, cioè in questa Italietta che ci è toccata in sorte, la gestione delle politiche migratorie è competenza della magistratura, peggio, della parte più ideologizzata di essa. È successo infatti che il Tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti arrivati al centro di permanenza in Albania, sulla base di una sentenza della Corte europea secondo cui alcuni Paesi di provenienza dei migranti, Bangladesh ed Egitto, non sono Paesi sicuri.
Il fatto è che, se usiamo gli standard occidentali per definire sicuro un Paese, nessuno di quelli da cui provengono i migranti lo è: quindi dovremmo accogliere tutti i disperati del mondo. In questo modo la magistratura sta smontando l’iniziativa principale del governo sulle politiche migratorie.
Altro capitolo figlio della medesima struttura è il processo Open Arms. Oggi Giulia Bongiorno, nella sua arringa che abbiamo mandato in diretta grazie anche ai colleghi di Radio Radicale, ha stanato il punto: in questo processo in ballo c’è l’autonomia della politica. L’avvocato ha portato agli atti il contratto di governo gialloverde che alla voce politiche migratorie affermava il principio: prima contrattare in Europa una condivisione dello sforzo e poi far sbarcare. Un mantra sostenuto da tutti, 5Stelle inclusi, per mesi: poi gli equilibri politici sono cambiati, e davanti alla possibilità di governare col Pd l’orientamento di Conte & C. è improvvisamente cambiato.
Ma quella era la linea politica di un governo democratico, ed è quella che ora è sotto processo in tribunale. Quindi anche in questo caso c’è uno sconfinamento dell’ordine giudiziario sul terreno democratico della politica. Ci sembra che al di là delle Alpi siano decisamente più normali di noi.