Open Arms: vogliono buttare Salvini fuori dalla politica
Giovanni Sallusti · 13 Settembre 2024
Cari ascoltatori, come sapete domani il pm terrà la sua requisitoria contro il ministro Salvini, che deve rispondere sostanzialmente per il fatto di aver fatto politica, di aver applicato la politica dell’immigrazione che aveva proposto agli elettori quando era ministro dell’interno. Per capire l’aria che tira è interessante guardare alle chiavi di lettura con cui approcciano questo appuntamento i giornaloni del mainstream progressista, cioè l’altro lato di un attacco concentrico, quello che Giuliano Ferrara chiamava “circo mediatico-giudiziario”.
La Stampa, con disinvoltura logica pressoché dadaista, oggi si esercita nel capovolgimento della realtà: in prima pagina il titolo è “Open Arms, la Lega assedia i magistrati”, mentre la realtà è proprio il contrario, cioè che certi magistrati ideologizzati – non la totalità della magistratura – hanno assediato Salvini per ogni decisione che prese quando era ministro dell’Interno, perché quello che si contestava era proprio la politica di Salvini, cioè ripristinare la bizzarra abitudine di tutelare i confini, contrastare l’immigrazione clandestina, non incentivare il traffico di esseri umani.
Repubblica va anche più a fondo, diventa una specie di tribunale aggiunto: Lirio Abbate, in un editoriale in prima pagina che si intitola “Migranti, le responsabilità di Salvini”, dopo aver parlato per mezzo articolo del fronte giudiziario, dice: “Lasciando fuori il fronte giudiziario, è provato però che l’azione di Salvini non è stato un atto politico del governo. Perché come è emerso dalle testimonianze non c’era alcuna condivisione della decisione di vietare lo sbarco ai migranti. Quella scelta è stata esclusivamente del leader della Lega”. Le testimonianze in questione sarebbero quelle dei cuor di Leone, allora ministri a 5stelle, che hanno dichiarato in serie che non sapevano niente della politica dell’immigrazione, dopo mesi di trattative tra Lega e 5stelle sui dettagli di un programma comune difficile da allestire perché metteva insieme due storie politiche diverse se non opposte. Sostenere che non sapessero nulla è prendere in giro gli italiani, per non dire dei lettori di Repubblica.
Un altro momento interessante e inquietante di questo editoriale è il finale: “Al di là dunque del processo penale e della decisione che i giudici prenderanno in camera di consiglio dopo aver ascoltato la difesa dell’imputato, ciò che resta di questa storia è che un leader politico ha agito contro esseri umani deboli e indifesi solo per raccogliere voti, per una mira elettorale, un tornaconto politico”. Ma Abbate trascura di ricordare la realtà, che Open Arms rifiutò di andare a Malta, che rifiutò un porto sicuro messo a disposizione in Spagna: quindi, chi ha agito contro gli interessi degli esseri umani deboli è piuttosto chi non li ha portati in salvo quando ne aveva la possibilità. Inoltre, è bizzarro sostenere tout-court che una politica di tutela dei confini sia contro gli esseri umani: significherebbe, per esempio, che la politica del governo australiano negli ultimi 20 anni è stata contro gli esseri umani, che gli australiani sono dei nazisti.
Andiamo a concludere la lettura, il veleno è nella coda: “Ebbene, un personaggio con queste caratteristiche, al di là delle responsabilità giudiziarie, in un Paese civile deve essere lasciato fuori dalla politica e soprattutto da incarichi di governo. Per non essere complici”. A questo punto è chiaro: l’obiettivo è far fuori Salvini dalla politica, togliere un avversario dall’agone democratico normale, quello in cui visioni del mondo che contrastano anche duramente si affrontano e si sottopongono al giudizio elettorale: chi esce vincitore applica quella visione del mondo e l’altro fa opposizione fino a che, cinque anni dopo, avrà occasione di riproporre la sua idea.
Ma questa sarebbe una sana democrazia dell’alternanza, mentre nella democrazia di Repubblica bisogna buttar fuori gli avversari, e i processi servono a questo. Ce lo dicono perfino chiaramente.