Open Arms, un processo indegno nel mondo libero
Giovanni Sallusti · 12 Settembre 2024
Cari ascoltatori, fra due giorni andrà in scena un nuovo capitolo di una saga che rende l’Italia un unicum in Occidente, in quello che siamo abituati a chiamare mondo libero, e non è un primato di cui andare fieri: la saga è quella del processo Open arms nel confronti del ministro Matteo Salvini, e sabato si terrà la requisitoria del pm Luigi Patronaggio.
Ma qual è il senso di questa saga? Il caso Salvini-Open Arms è l’unico caso di un politico occidentale che deve rispondere in un’aula di Tribunale della linea politica che ha tenuto mentre governava il Paese, delle sue idee, del suo programma e della sua azione in tema di immigrazione, in coerenza con il mandato degli elettori che avevano mostrato di gradire la sua visione e le sue proposte. Uno può essere in totale disaccordo con queste idee, con questo programma, e contrastare Salvini da un punto di vista politico e argomentativo, anche se secondo noi è insensato per chiunque sia consapevole del fatto che nel Mediterraneo va in scena il traffico di esseri umani; ma trasferire il dibattito politico in un’aula di tribunale è un evento inedito, ripetiamo, nel mondo libero.
Dunque, sabato si terrà la requisitoria del pm e ai primi di ottobre seguirà l’arringa della difesa guidata da Giulia Bongiorno. La sentenza dovrebbe arrivare qualche settimana dopo, probabilmente a cavallo della tornata di elezioni regionali in Emilia Romagna, in Liguria e in Umbria: vogliamo credere che questa tempistica sia casuale e che nessuno nel collegio decisore guardi a questa scadenza politica, perché l’Italia è una democrazia liberale occidentale. E mentre in una democrazia liberale occidentale un magistrato spiegherà perché un politico è colpevole di aver fatto politica, non lasciamoci distrarre dal semplice quadro giuridico, è a monte che dobbiamo guardare: questo processo, in un Paese libero, non si sarebbe mai dovuto tenere.