I conservatori devono fare i conservatori. Punto
Giovanni Sallusti · 5 Luglio 2024
Cari ascoltatori, oggi registriamo nel Regno Unito la più grande disfatta del Partito conservatore dal 1834, anno della sua fondazione. Come dobbiamo leggere quel che è successo? Intanto buttate via tutti i giornali di oggi, Repubblica, La Stampa, i commentatori e tutta questa bella compagnia con le loro analisi paludate, i lunghi editoriali e le apologie di Keir Starmer che fino a ieri nessuno si era filato. Perché, diciamocelo, Starmer non ha mai suscitato grande entusiasmo tra i progressisti nostrani. È un moderato, un blairiano, ma questo è anche il motivo per cui ha vinto.
Vi consiglio invece di leggere l’editoriale di Daniele Capezzone su Libero e l’intervista di Francesco Giubilei a Geoffrey Van Orden (uno degli ultimi veri thatcheriani e padre nobile dei conservatori) sul Giornale. Entrambi offrono una chiave di lettura semplice ma fondamentale: i conservatori devono fare i conservatori, altrimenti pèrdono. Il crollo è cominciato quando hanno rinunciato alla loro identità su punti fondamentali come la questione fiscale, quella migratoria e quando è mancato coraggio di portare a termine la Brexit, nel senso di utilizzarla come opportunità per la Gran Bretagna. Per esempio, sulla questione fiscale Liz Truss ha buttato al vento un a grande occasione quando, prima dell’avvento di Sunak (l’ultimo dei cinque premier conservatori degli ultimi 14 anni), ha ritirato il suo piano di drastico taglio fiscale per far ripartire il Paese. Truss non è Margaret Thatcher, ha ceduto alle pressioni dei sindacati, dei soloni, dei commentatori. E l’elettorato alla fine ne ha tenuto conto.
Alla domanda su che cosa abbia causato il tracollo del Partito conservatore, Van Orden ha risposto chiaramente: è un brand che ha perso importanza perché il governo non ha portato avanti politiche conservatrici sul piano economico, non ha ridotto l’immigrazione irregolare e non ha investito abbastanza in difesa e sicurezza nazionale. Sunak ha introdotto alcune di queste misure, ma l’ha fatto troppo tardi. Van Orden consiglia al Conservative Party di tornare ai vecchi principi: opportunità, competenza economica, patriottismo, orgoglio nazionale e soprattutto libertà.
Questa è una grande lezione per tutti i conservatori europei, incluso il centrodestra italiano e la premier Giorgia Meloni. I conservatori devono fare i conservatori, se no tanto vale prendersi le sinistre e il mainstream. Il governo di centrodestra in Italia ha già attuato molte politiche sane e coerenti con un orizzonte conservatore, ma può e deve accelerare sulla questione fiscale, su una drastica riduzione delle tasse, e sull’Europa, dove non deve rinunciare alla propria identità in cambio di piccoli compromessi. Se i conservatori italiani tengono duro su questi principi cardine non faranno la fine dei colleghi britannici…