Tutti zitti sul labour: non è abbastanza comunista

· 4 Luglio 2024


Cari ascoltatori, c’è un evento in una grande Paese europeo di cui sui media si sta parlando poco, soprattutto su quelli di sinistra o mainstream anti-destra: le elezioni nel Regno Unito, dove pare che la sinistra stia per vincere. Ripeto, il Regno Unito, una delle due potenze nucleari europee assieme alla Francia, il secondo esercito per grandezza della Nato, la nazione in cui si trova la City di Londra, uno dei più importanti centri finanziari del mondo. In breve, un Paese capace di una notevole influenza globale.

Dopo 14 anni di governo conservatore con cinque diversi premier (David Cameron, Theresa May, Boris Johnson, Liz Truss e l’attuale Rishi Sunak), i sondaggi indicano che i laburisti stanno per prendere il sopravvento. Tuttavia il loro leader Keir Starmer non sta catturando l’attenzione dei media italiani. Eppure, è l’uomo che ha espulso l’ex leader Jeremy Corbyn dal partito per averlo spinto verso l’estrema sinistra e in particolare per aver rifiutato di definire atto di terrorismo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. Ciò lo rende poco gradito ad alcuni settori del mainstream. Starmer non è un conservatore, ha proposte progressiste: un aumento del 5 per cento delle aliquote sui redditi più alti, il potenziamento della sanità pubblica e l’abolizione dei cavilli fiscali che consentono tassazioni di favore.

Ma Starmer ha soprattutto una visione di fondo che mira a riposizionare il partito laburista sulle orme di Tony Blair, distanziandosi dall’estrema sinistra. È vicino alle piccole e medie imprese con gravi difficoltà fiscali, ha una politica chiara a favore della Nato e della difesa della sovranità ucraina, e una posizione netta a favore dello Stato d’Israele. Inoltre, propone tolleranza zero contro il crimine e una gestione ancora più controllata dell’immigrazione.

In sostanza, Starmer appare come un riformista, un uomo di governo con un programma chiaro e coerente: nonostante non sia “la nostra tazza di tè”, come direbbero gli inglesi, è decisamente distante dall’essere un estremista. I media però lo ignorano, perché sono troppo occupati a celebrare il fronte popolare francese guidato da Jean-Luc Mélenchon: cioè un’accozzaglia sconclusionata di comunisti ideologici fuori tempo massimo, fermi su posizioni simili a quelle di Corbyn su Gaza e su Israele, pronti a spalancare le porte all’immigrazione, a consegnare ancora di più le periferie francesi alla sharìa, e con un’agenda economica folle, centrata sull’ipertassazione e la eco-patrimoniale.

Questo è anche il modello dei giornaloni progressisti nostrani, che hanno dato la loro benedizione al fronte popolare all’italiana, da Elly Schlein a Conte, a Totò-Peppino, cioè la coppia Bonelli-Fratoianni. Di Starmer, che vincendo porterebbe i laburisti al governo con un’agenda in grado di contendere ai conservatori il consenso dei ceti moderati e produttivi, sostanzialmente se ne fregano. Magari ne faranno un idolo per un giorno, all’indomani delle consultazioni, ma il loro modello è quell’accozzaglia di popolari. Per questo motivo vien giusto giusto un celebre proverbio britannico: “Nebbia sulla Manica: il continente è isolato”…


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