Non hanno capito: il “blocco repubblicano” c’è già. Ma è Marine

· 1 Luglio 2024


Cari ascoltatori, sul risultato del primo turno delle elezioni politiche francesi ci siamo resi conto che commentatori mainstream, gli intellò parigini e le loro parodie sparse nelle redazioni dei giornali italiani, i politici di sinistra fino ad arrivare a Macron che ora invoca il “blocco repubblicano”, ecco tutti questi non hanno capito nulla. Non hanno capito che il “blocco repubblicano” esiste già e si chiama Rassemblement National. E non è una provocazione dire che l’identità, la storia e il senso della Republique francese sono appesi a Marine Le Pen e a Jordan Bardella: è solo il riepilogo della cronaca politica francese dell’ultimo periodo.

Guardate i concorrenti del Rassemblement, questo nuovo fronte popolare delle sinistre unite guidate dall’estremista Mélenchon con dentro il caravanserraglio di quelli che nel 2024 si definiscono ancora comunisti, dei verdi forse più ideologici del pianeta (gli unici che scavalcano Bonelli quanto a ossessione green); un fronte delle sinistre ancora più agghiacciante sul tema più universale, quello della tenuta della civiltà occidentale e a ruota quello dell’antisemitismo. Perfino Alain Finkielkraut, uno dei maggiori filosofi francesi viventi, che da una gioventù gauchista è passato a un conservatorismo critico ma si è tenuto lontano da Le Pen, ha detto al Corriere della Sera che, di fronte all’alternativa secca, perfino lui sceglierebbe Le Pen.

E gli crediamo: il partito di Mélenchon si è a lungo rifiutato di definire il 7 ottobre un atto di terrorismo, alcuni suoi candidati l’hanno magnificato come “resistenza palestinese”; lui stesso non fa che parlare di genocidio, in linea con la parola d’ordine di tutti gli antisemiti d’Europa; ha anche dichiarato che bisogna riconoscere lo Stato di Palestina, e quindi Hamas.

Sul tema della gestione dell’immigrazione e della sicurezza, il fronte delle sinistre vorrebbe sbaraccare anche le poche misure che i macronisti hanno previsto per contenere l’immigrazione e per ripristinare un minimo di sicurezza nelle periferie francesi fuori controllo. Mélenchon e i compagni sono per il ritorno al lassismo ideologico, con il puro fine di raccogliere voti in alcune sacche sociali

Il programma economico, poi, sembra uscire da un testo sovietico pre-Khrushchev. Prevede un aumento della spesa pubblica di 150 miliardi fino al 2027, finanziato con un aumento delle tasse sugli extra profitti, che per un orecchio liberale già è un segnale molto inquietante; ma soprattutto vedrebbe il ritorno di una tassa patrimoniale con una specifica “destinazione climatica”. In pratica, una ecopatrimoniale il cui vero fine è distribuire altri sussidi in un Paese già fortemente welfarizzato, e così ammazzare quel che rimane dell’economia francese.

Ebbene, di fronte a questo quadro, Marine Le Pen rappresenta un perno per la tenuta della Repubblica e dei suoi valori di laicità e di razionalità, di appartenenza alla civiltà occidentale, di un’economia di mercato regolata e di una libera impresa. D’altra parte, se non fosse riconosciuta come l’ultima speranza della Repubblica non avrebbe preso al primo turno il 34% dei voti.

Quindi oggi, se volete leggere bene i giornali, capovolgeteli: è vero, è urgente che tra una settimana in Francia vinca il blocco repubblicano. Ma quel blocco è Rassemblement National.


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