Giuseppe Valditara: due aumenti in 3 anni, ciaone alla Cgil

· 9 Novembre 2025


Questa settimana, a “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo, Giovanni Sallusti discute con il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, del recente rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro per il personale scolastico, che introduce aumenti medi di 150 euro per i docenti e 110 per il personale ATA. Di Valditara è appena uscito nelle librerie “La Rivoluzione del Buon Senso. Per un Paese Normale”, edito da Guerini e Associati.

“Questo percorso rappresenta un passaggio molto importante, perché nessun governo prima aveva concluso ben due contratti in tre anni. Peraltro dovremmo concludere un terzo contratto nei prossimi mesi, l’accordo 2025-2027: l’aumento medio mensile complessivo diventerebbe di 416 euro, un miglioramento significativo. Aggiungiamo che questo contratto è stato firmato con l’intervento e il contributo decisivo del nostro Ministero, che ha messo sul piatto 240 milioni di euro di risparmi e di risorse utilizzate in modo efficiente: questo ha convinto alcuni sindacati a sottoscriverlo”.

“Per un decennio – cioè dal 2009 fino ad aprile 2018 – non sono stati più conclusi contratti, con una significativa perdita di potere d’acquisto degli stipendi dei docenti italiani e del personale scolastico. Il blocco venne prorogato dai governi Monti, Letta, Renzi e, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale che dichiarava illegittima la proroga, abbiamo dovuto aspettare fino alla scadenza del governo Gentiloni perché, un mese dopo, si vedesse un piccolo aumento e la sottoscrizione del contratto. Poi sono passati altri tre anni di immobilità, con i governi Conte II e Draghi”.

“Credo che quanto abbiamo fatto dimostri un’attenzione particolare al mondo della scuola e, più in generale, del pubblico impiego. E non dimentichiamoci che si aggiunge al taglio del cuneo fiscale – per la gran parte dei docenti cuba 850 euro netti all’anno – e alla riduzione delle aliquote dal 35% al 33% che porta a risparmi, a un incremento importante della busta paga; e all’aumento delle risorse, rispetto alla scorsa legge di bilancio, per dare alla scuola italiana l’assicurazione sanitaria gratuita per la prima volta nella sua storia”.

“Spesso vengo attaccato in modo volgare e violento, ma tutto questo mi dà ancora più forza e determinazione nell’andare avanti. Noto un’involuzione di tipo massimalista di una certa sinistra e della Cgil, rispetto al riformismo che sarebbe nella loro tradizione: con poche eccezioni, hanno scelto il radicalismo e la cultura woke, gli slogan duri e puri. Non stupiamoci, quindi, se alcune fasce estreme durante le manifestazioni arrivano a tradurre in violenza quella contestazione al governo. Ma l’avversario non deve essere considerato un nemico, perché se no si fa lo stesso gioco di tutti i totalitarismi che, anziché cercare di confutare le idee altrui, aggredscono direttamente la persona. Questa involuzione massimalista fa risaltare la bandiera del buon senso”.

“Ho insistito da subito sul restituire ai nostri docenti autorevolezza, che non passa soltanto dalla valorizzazione economica. Oggi purtroppo il maestro e il professore non sono più considerati delle autorità riconosciute e rispettate. Per ridare la giusta centralità a chi si occupa del futuro dei nostri figli abbiamo varato una serie di riforme: il voto di condotta, che dà strumenti al docente per farsi rispettare concretamente in classe, la previsione dell’arresto in flagranza per chi mette le mani addosso a un insegnante, l’azione di risarcimento che diventa una sanzione civile nei confronti di colui che ha offeso o aggredito il personale scolastico. Abbiamo previsto anche il divieto del cellulare in classe e aumentato le pene nei confronti di coloro che offendono o procurano lesioni”.

“Quando nel mio libro parlo di ‘buon senso’, intendo il primato della concretezza, del realismo e della ragionevolezza a scapito di riflessioni di carattere ideologico. Il buon senso è ciò che appartiene a un Paese normale, dove non si ragiona secondo pregiudizi e schematismi, bensì con lo scopo di risolvere i problemi. Rifiuto categoricamente messaggi come ‘Vietato vietare’, ‘I no non sono educativi’, ‘Viva lo spontaneismo espressivo e il facilismo educativo’, seguendo i quali il merito viene visto negativamente. Qualche giorno fa, in Parlamento, una deputata del Partito democratico ha detto che mi dovrei vergognare perché parlo di ‘insegnare ai nostri giovani la fatica’. Se pensiamo che sia tutto scontato, non si ottengono dei risultati; ci vuole impegno e talvolta fatica, ma in senso positivo, non penalizzante. Vuol dire rimboccarsi le maniche, vuol dire il lavoro come grande valore costituzionale: una cultura dei diritti senza i doveri è una cultura che ci porta allo sfascio”.

“Quante volte abbiamo sentito dire è sempre colpa della società, del potere o magari del capitalismo o della borghesia o – per dirla con le parole attuali – dello sfruttamento? Del resto, un’europarlamentare di Avs ha recentemente difeso quegli occupanti di una casa che hanno causato la strage dove sono rimasti uccisi tre carabinieri, e lo ha fatto in quanto erano stati privati del diritto alla casa che la società non aveva garantito. Insomma, la colpa non è mai di chi sbaglia e vìola una norma di comportamento… Anche in questo senso, la parola ‘autorità’ deve smettere di essere una parolaccia, perché non esiste democrazia senza autorità, senza rispetto dell’insegnante, delle forze dell’ordine e di chi incarna le istituzioni. Lo stesso vale per ‘identità’: senza conoscere il nostro passato e senza avere radici, è evidente che non riusciremo mai a costruire un futuro degno. Il linguaggio non si modifica perché lo ha deciso qualche ideologo woke, mettendo la schwa. La stessa Commissione europea ha perso il suo tempo per stilare un documento molto dibattuto vietando l’utilizzo di ‘human’ o ‘man power’, perché bisogna andare verso una cultura non binaria, non più composta da maschio e femmina”.

“Lo spartiacque involutivo di questo ‘non giudicazionismo’ è iniziato nel ’68 ed è proseguito grazie al wokismo, che ha esaltato princìpi come la ‘lotta contro i confini’ e il ‘diritto umano a immigrare’. La civiltà occidentale ha insegnato al mondo democrazia e libertà, e difendere la cultura occidentale significa difendere dei valori universali di equità, di umanità, di buona fede. Mi ha fatto molto piacere leggere la notizia che un grande imprenditore americano vuole formare direttamente lui i giovani, una volta terminata la scuola, perché se li prendessero certe università finirebbero fortemente ideologizzati. Bisogna partire dalla conoscenza di chi siamo, dei nostri grandi valori”.

“Ho cercato di trasformare tutte queste riflessioni in riforme concrete. Il nuovo modello del 4+2 dell’istruzione tecnico-professionale mette in collegamento scuola e lavoro, un’impresa può collaborare con la scuola a costruire il curriculum scolastico: tecnici, manager, dirigenti possono insegnare laddove manchino delle specializzazioni. E fondamentale è il ripristino del ‘chi rompe, paga’ e della riscoperta delle nostre radici, a partire dai territori e dalla conoscenza della storia della regione in cui si vive”.


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