E ora battaglia sul referendum: le proveranno tutte

· 30 Ottobre 2025


Cari ascoltatori, oggi è un gran giorno per chi dà senso a espressioni come democrazia liberale, Stato di diritto, separazione dei poteri concreta, non sventolata nella retorica. Con il voto del Senato – 12 sì, 59 no e 9 astenuti – è stata approvata una riforma epocale.

La riforma della giustizia è una svolta perché rimedia parzialmente (noi ultraliberali garantisti vorremmo anche la responsabilità civile dei magistrati) a una serie di storture, di esondazioni dell’ordine giudiziario negli altri poteri e nella convivenza democratica. Esondazioni che sono datate almeno 1992, con la sbronza ipergiustizialista di Tangentopoli.

I provvedimenti principali sono noti: anzitutto la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e magistratura requirente, precondizione perché avvenga un processo equo, dove accusa e difesa si confrontano, ma sullo stesso piano: l’accusa è tenuta a valutare oltre ogni ragionevole dubbio l’ipotesi di colpevolezza e sopra c’è un arbitro terzo che è il magistrato giudicante. Non può esserci una porta girevole fra i due ruoli, una frequentazione quotidiana tra l’accusa e l’arbitro. Altrettanto importante è la riforma del Csm, che cancella la patologia delle correnti: in coerenza con la separazione delle carriere vengono previsti due Consigli superiori, uno per la magistratura requirente e uno per magistratura giudicante. E soprattutto il meccanismo di nomina sarà il sorteggio, con una serie di criteri che terranno conto dei curriculum.

Il sorteggio toglie la principale arma al sottopotere delle correnti, che era diventato tutt’uno con l’ordine giudiziario, lo aveva snaturato e politicizzato, gli aveva tolto terzietà. È poi prevista un’alta corte disciplinare per la valutazione di eventuali errori commessi da magistrati.

Attenzione: il voto di oggi non è stato un punto di arrivo, ma di partenza: quindi chi festeggia in nome del liberalismo e della separazione dei poteri dovrà da subito impegnarsi nel prossimo passo, la battaglia del referendum confermativo. Un criterio importante è che, a differenza di quello abrogativo, non è previsto quorum, e lo vincerà chi avrà ottenuto un voto in più. Servirà quindi un voto in più per la civiltà liberale, per lo Stato di diritto, e potete scommettere che lorsignori ne inventeranno di ogni sorta.

Anzi, lo stanno già facendo: stanno evocando come solito lo spettro del fascismo, mentre la separazione delle carriere si trova, variamente declinata, in quasi tutte le democrazie liberali. Comunque parleranno di torsione autoritaria, insinueranno che si vogliono sottomettere i pm al potere dell’esecutivo: balla sesquipedale, semplicemente li si separa dai magistrati giudicanti. Insomma, ci aspettiamo una cagnara ideologica, perché si va a toccare il sancta sanctorum del deep state e, diciamolo, una certa coincidenza tra deep state e articolazione della sinistra politica.

E allora, da stasera chiunque davvero tenga alla riforma della giustizia si consideri in battaglia.


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