Farsa Flotilla: gli islamisti ammutinati contro i gay!

· 23 Settembre 2025


Cari ascoltatori, questa mattina c’è una clamorosa notizia che manda a carte quarantotto la pseudocultura woke, meriterebbe una pagina di uno come Tom Wolfe: a bordo della mitologica Flotilla che si sta dirigendo verso Gaza gli attivisti islamisti vogliono cacciare gli attivisti Lgbt. Ma pensa che strano: è nota la consolidata tolleranza dell’islam rispetto alle istanze queer.

A raccontarlo è “Le Courrier de l’Atlas”, testata francese specializzata sul Nord Africa. A far scoppiare l’affaire è stato uno dei coordinatori della gita ideologica, Haled Boujemâa: “Ci hanno mentito sull’identità di alcuni dei partecipanti in prima fila nella missione. Accuso gli organizzatori di averci nascosto questo aspetto”, ovvero il fatto che sarebbero stati condivisi spazi, modi e la missione intera con degli attivisti omosessuali.

Lo scandalo riguarderebbe in particolar modo la presenza di Saif Ayadi, che rivendica espressamente il proprio ruolo nel mondo queer. Il coordinatore Boujemâa se l’è presa con Wael Nawar – del comitato direttivo della Flotilla – peraltro considerato vicino ad Hamas. La testata francese cita anche un altro attivista, Mariem Meftah, che ha rincarato la dose: “L’orientamento sessuale di ognuno è una questione privata, ma essere un attivista queer significa toccare i valori della società, intraprendere una strada che rischia di mettere i miei figli in una situazione che rifiutiamo. E ancora non perdonerò chi ci ha messo in questa situazione. Dovremo parlarne, perché ad alcuni piace oltrepassare una linea rossa, o l’hanno già oltrepassata”.

Sulla questione è intervenuto anche un notissimo presentatore televisivo tunisino, Samir Selwafi, che ha chiarito le cose a modo suo: “La Palestina è prima di tutto la causa dei musulmani e questa causa non può essere separata dalla sua dimensione spirituale e religiosa”. Alla faccia dell’autodeterminazione laica dei popoli. “Che cosa vi aspettate che pensi un musulmano quando sente gli slogan di questo movimento queer durante una missione lanciata in nome di una causa sacra e centrale? Non si può degradarla in questo modo”. Poi vengono riportati i commenti di altri passeggeri di fede islamica a bordo della flotilla: “Non voglio che mio figlio veda tutto questo”, “Sono persone che non ci rappresentano”, “Non c’entrano niente con noi” e via dicendo.

Questo psicodramma smaschera uno dei cortocircuiti del politicamente corretto, terzomondista e antioccidentale. Ci sono degli attivisti LGBT che stanno facendo una scampagnata marittima con i selfie in nome di Gaza fianco a fianco con gente che non li vuole perché solo stando lì insultano la loro causa sacra. E il bello è che la loro missione è contro l’unico Stato in Medio Oriente in cui costoro potrebbero esercitare liberamente la loro sessualità e rivendicare pubblicamente la loro identità: Israele è uno dei Paesi al mondo dove i diritti civili, LGBT inclusi, sono più avanzati, a Tel Aviv si tiene uno dei gay pride più partecipati del pianeta.

Invece questi attivisti queer sono in missione contro questo Stato in compagnia di islamisti che li detestano, per di più collegati a una rete che porta a Hamas (che i gay li butta giù dai tetti dei palazzi), la quale è al servizio degli ayatollah di Teheran (che i gay li impicca). Il woke è davvero il caso più enorme nella storia del masochismo culturale.


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