Droni russi in Polonia? Primo: stare in Occidente (con Trump)

· 10 Settembre 2025


Cari ascoltatori, dopo il nuovo innalzamento della temperatura sul fronte mediorientale, è toccata una crisi anche all’altro fronte di guerra, quello che riguarda l’Europa: uno sciame di droni russi ha sconfinato nello spazio aereo della Polonia, ha colpito una casa e infine è stato abbattuto dai caccia dell’aviazione polacca.

È un fatto grave e inquietante, e al momento le interpretazioni non sono univoche: potrebbe essere che i droni siano stati scagliati contro l’Ucraina e siano andati fuori controllo, sconfinando involontariamente; oppure potrebbe essere stata una provocazione, un tentativo di Vladimir Putin di saggiare la soglia di tolleranza e la reattività della Nato – la Polonia, a differenza dell’Ucraina, è nell’Alleanza – se non sull’articolo 5, almeno sull’articolo 4, quello sulla consultazione reciproca e continua di fronte a una crisi. Il presidente polacco Karol Nawrocki ha annunciato su X la convocazione di un vertice sulla sicurezza nazionale con il primo ministro Donald Tusk, sono in corso operazioni per localizzare gli oggetti abbattuti e sono stati riaperti degli aeroporti al traffico aereo, ma le forze armate polacche restano in massima allerta.

La domanda chiave è sempre la stessa: che fare? Il nostro punto di vista è: tenere la barra dritta a occidente e stare nel legame transatlantico, checché ne dicano gli aedi (tipo Macron) di un’autonomia europea, anche militare, dagli Stati Uniti, nell’illusione di esercitare deterrenza sulla Russia. E infatti la Polonia si sta consultando con la Nato, non l’Eliseo o con i volonterosi.

Le analisi del mainstream hanno manifestato un aperto entusiasmo per il fronte antioccidentale che si è radunato a Pechino, per una specie di mondo multipolare che guarda a est: una visione che ha risvegliato il partito cinese italiano, da D’Alema, che era a Pechino, a Prodi raggiante davanti al dragone comunista. Per la sinistra il nostro asse valoriale non è più a occidente, Elly Schlein ha perfino detto che se lei fosse al governo Donald Trump non sarebbe un alleato dell’Italia, ribaltando un’ovvietà geopolitica che dura dal 1945.

Ecco, di fronte a questo scenario quel che serve è rinforzare il legame transatlantico, non allentarlo come vorrebbero leader al tramonto come Macron e i relativi commentatori, che concionano stando al caldo delle comodità occidentali. Anche perché, e non è un caso, Trump ricevendo alla Casa Bianca proprio Nawrocki, ha confermato la presenza di 10mila soldati americani in Polonia e ha aggiunto che potrebbero diventare di più, riferendosi alle esercitazioni congiunte di Russia e Bielorussia che ci saranno a breve.

Quindi guardiamo a occidente, alla strategia di Trump, che è tesa a cercare il deal, l’accordo, la pace in Europa anche attraverso la forza: è anzitutto nel nostro interesse perché la priorità, lo confermano le recenti immagini da Pechino, si chiama Cina. Perché questo sia possibile, deve esistere l’Occidente e deve essere articolato su entrambe le sponde dell’Atlantico. Che vi piaccia o meno l’attuale inquilino della Casa Bianca, se non siete masochisti tenete la barra a occidente.


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