L’Eurocrazia riesuma pure le mummie Monti e Prodi

· 28 Agosto 2025


Cari ascoltatori, è la fine estate delle mummie eurocratiche che cercano di dare ancora lezione dopo decenni di fallimenti. Diciamo mummie in senso politico, perché appartengono a una stagione morta, che ha fatto danni al punto da generare anche potenti fenomeni di reazione, per esempio la Brexit. Eppure di fronte a Romano Prodi e Mario Monti i giornaloni si sdraiano, li intervistano ancora – il primo è su Repubblica, l’altro è sul Corriere – con deferenza, come se fossero politicamente vivi e perfino autorevoli.

Un doppietta strepitosa, tanto che le due interviste sono intercambiabili senza che emergano differenze: i due dicono le stesse cose, ma è ovvio, perché entrambi rappresentano il vecchio mondo eurocratico che ha fallito ed è stato causa degli stessi scompensi globali su cui oggi i due sdottoreggiano sui giornali. La prima tesi che li unisce è la convinzione che Donald Trump e Vladimir Putin siano uniti dal disprezzo per l’Europa e dalla volontà di affossarla. Il solito atteggiamento ombelicale da classe dirigente bollita: i tentativi di riassetto dell’ordine globale nel 2025 non hanno l’Europa come baricentro, anche per colpa loro che l’hanno resa sempre più marginale, un nano in mezzo ai giganti.

Nella dialettica fra Trump e Putin l’Europa è solo un tassello in un quadro su cui i due hanno un punto di partenza differente. Trump incarna la potenza globale egemone che deve frenare una globalizzazione tutta a favore della potenza globale emergente, la Cina. Mosca è una potenza regionale con capacità nucleare globale, che deve uscire con qualcosa di simile a una vittoria dal pantano ucraino e svincolarsi dall’abbraccio di Pechino.

Monti e Prodi, invece, vedono una fastidiosa equivalenza fra il presidente della più grande democrazia del mondo, capace di deterrenza militare, e un tiranno di scuola Kgb che manda gli oppositori a morire nei gulag artici. Il meccanismo è sempre lo stesso: se un presidente è sgradito a lorsignori, allora è uguale a Putin o a qualsiasi canaglia globale. Ma Trump ha vinto le elezioni con un largo consenso popolare basato su un’agenda di oggi, mentre la loro è a dir poco dell’altro ieri: Prodi e Monti incarnano il fallimento del progetto eurocratico, la pseudo-élite che le ha sbagliate tutte, fin da quando ha scartato il modello Thatcher, la collaborazione fra Stati liberi e sovrani, in favore del moloch centralista che lei detestava, il leviatano di Bruxelles. Un fenomeno stranissimo nato proprio mentre l’Unione sovietica morente mostrava quel è il destino dei leviatani.

Questa follia è stata ricordata da Matteo Salvini al meeting di Rimini, quando ha detto che “stavamo meglio quando c’era la Cee”, cioè un’area di libero scambio, non il soviet dirigista di Bruxelles che ha portato avanti l’inganno di farsi difendere dall’ombrello americano mentre flirtava, a dispetto dell’Alleanza atlantica, con nemici dell’Occidente o con concorrenti sleali, per esempio la Cina, relazione nella quale Prodi ha avuto un ruolo non indifferente. Monti e Prodi hanno sostenuto, anche in prima persona, tutte le eurofollie, fra cui il green deal: il loro bilancio è fallimentare, altro che soloni da ascoltare e omaggiare, questi due sono nemici dei popoli europei.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background