Premio #hannounchi? a lorsignori: 11 interviste, 11 non so

· 30 Dicembre 2025


Cari ascoltatori, l’articolo più divertente sui giornali di oggi è un “non-articolo”, firmato da Hoara Borselli sul Giornale. Dovete infatti sapere che Hoara Borselli ha provato a chiedere a 11 importanti esponenti del Partito democratico e di altra sinistra italiana un parere, un cenno di vita sul caso Hannoun, che in questi giorni imperversa su giornali, social, su qualunque canale televisivo, al bar: chiunque sa dell’iniziativa di una Procura che reputa esistesse una cellula di Hamas dedita alla raccolta di finanziamenti milionari, e che a capo di questa cellula ci fosse Mohammad Hannoun, guru delle piazze pro-pal, spesso fotografato con esponenti di sinistra, spesso presente a cortei antagonisti cui partecipavano anche esponenti della sinistra istituzionale.

Allora, Borselli ha telefonato a questi 11 personaggi per registrare un polso, un parere sul loro mondo, e ne ha ricavato una scena muta collettiva che si è tradotta in virgolettati involontariamente divertentissimi, a partire dal nome tutelare e padre di tutte le accozzaglie di centrosinistra della Seconda Repubblica, cioè Romano Prodi: “Mi dispiace ma ne so poco o nulla”. Perché stupirsi? È noto che il professore vive appartato, non si occupa più di politica, figurarsi di cronaca giudiziaria.

Enrico Letta, già presidente del Consiglio: “Mi sono dato la regola di non intervenire nel dibattito politico”, e in nome di lettiana austerità ha chiuso il telefono in faccia a Borselli. Dario Franceschini, uno che interviene anche sulla lista della spesa: “La ringrazio molto, ma non rilascio interviste”. Piero Fassino, un riformista che spesso, pressoché in solitudine, ha difeso le ragioni dello Stato di Israele: “Ci penso, stia tranquilla, la richiamo a breve”, tu-tu-tu, sparito. Pier Luigi Bersani, il gigante delle supercazzole mitologiche (l’elefante nella stanza eccetera): “No grazie, ho già fatto un’intervista con la Stampa”, quindi alè, a posto per i prossimi due anni.

Luigi Zanda, nome importante dell’apparato di potere del centrosinistra: “Non ne so molto, non ho letto abbastanza”, ma sul serio? Pina Picerno, che avrebbe a disposizione un calcio di rigore, perché rappresenta l’opposizione interna alla deriva pro-pal: “Grazie per aver pensato a me, ma oggi non posso”, insomma aveva judo, il parrucchiere, che peccato.

Graziano Del Rio: “Ho fatto un’intervista di recente con un altro giornale” (e allora? Monogamo delle virgolette?). Il sempre carino e politicamente corretto Giorgio Gori: “Non è un tema sul quale intendo fare un’intervista”. E infine Lia Quartapelle, una figura fra le più esperte nel Pd su temi di politica estera, se ne esce incredibilmente così: “Scusi, ma non sono abbastanza informata sul caso Hannoun”.

Eppure per molti di costoro rispondere sarebbe stata l’occasione di segnare una differenza, di rammentare nel dibattito che la sinistra non è tutta ridotta a cartello pro-pal o appendice dell’antagonismo. Invece lorsignori non hanno visto, non sono informati: è sempre #Hannounchi?. Non c’è un alito di vita, una riflessione, un pensiero, men che meno una vaga autocritica. Diciamo pure addio anche ai riformisti, dispersi anch’essi nell’allucinazione pro-pal.


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