Natale, prove di sottomissione: vie blindate e canti arabi
Marco Tognini · 11 Dicembre 2025
Nella nostra nuova rubrica “Sic et non”, Marco Tognini presenta e analizza i temi politici della settimana, nazionali e internazionali: fra i tanti, Tognini mette a fuoco i risvolti del piano anti-terrorismo islamico predisposto a Milano (e non solo) per le Festività natalizie. Quest’anno, infatti, i tradizionali mercatini di Natale sono un po’ stravolti: nel capoluogo lombardo, per esempio, a causa del timore di attentati di radice jihadista, sono previsti filtraggi, controlli, varchi chiusi e ingresso fino a un tetto massimo di 10mila persone per potere accedere in piazza del Duomo.
Anche perché tutti noi ci ricordiamo bene cosa è successo nelle ultime due festeggiamenti di Capodanno, quando veri e propri branchi di persone accerchiavano e molestavano ragazze: la cosiddetta ‘Taharrush gamea’, ovvero il vergognoso rito in cui sono comprese anche aggressioni e violenze sessuali di gruppo. L’obiettivo posto dalle istituzioni locali è anche disinnescare la scalata selvaggia al monumento di Vittorio Emanuele – più volte imbrattato e spesso preda di sbandieratori della Palestina – e preservare dai danneggiamenti le strutture installate per le imminenti Olimpiadi Invernali. Insomma: un clima militarizzato, particolarmente pesante.
A Monza sono stati visti addirittura delle barriere New Jersey da autostrada poste in mezzo alle vie dei mercatini, per evitare il ripetersi delle scene di panico viste negli anni scorsi a Strasburgo, Berlino, Nizza e Magdeburgo. Un Natale blindato, che si trasforma perfino in un’occasione di propaganda ideologica nelle scuole elementari: all’istituto primario ‘Moscati’ di Milano, per esempio, un professore di musica che dirige l’orchestra e il coro di 180 ragazzini ha annunciato che la canzone natalizia sarà in lingua araba, dedicata ai bambini palestinesi. Il risultato è stato dividere di più anziché unire, con un indottrinamento a senso unico, vedi la discutibilissima presenza di Francesca Albanese in tour nelle scuole: un caso di strumentalizzazione dei minorenni, che invece hanno diritto a conoscere anche voci diverse da quella unilaterale della relatrice speciale dell’Onu.
