Ue sempre più orwelliana: vuole un ministero della verità

· 13 Novembre 2025


Nella nostra nuova rubrica “Sic et non”, Marco Tognini presenta e analizza i temi politici della settimana, nazionali e internazionali: tra i vari temi, Tognini analizza la nuova mossa politica di Ursula von der Leyen “contro le fake news”, che si chiama “European Democracy Shield”.

“Lo hanno chiamato pomposamente ‘scudo per la democrazia’. Anzi, un vero e proprio ‘ente per la resilienza democratica’. In sintesi – stando alle dichiarazioni ufficiali – l’Europa si arrogherà il diritto di controllare l’informazione, che peraltro già influenza, ma anche per ammorbidire certe certe notizie e farne sparire altre. Tutti progetti che sollevano gravi interrogativi sulla libertà di espressione nell’Unione”.

“La Commissione Ue aveva già posto in essere il famoso Digital Service Act, un regolamento immediatamente esecutivo che interviene sui media, in particolare sulle piattaforme e sui social, limitando sicuramente tutta una serie di abusi, ma imponendo ai proprietari delle piattaforme un lavoro molto particolare, gestito dal commissario Thierry Breton, quindi da membri non eletti dai cittadini, creando un potenziale problema. Anche perché in determinate situazioni o, addirittura, in elezioni importanti dal punto di vista geopolitico – come in Romania – si sarebbe registrata una serie di censure e di oscuramenti di notizie contro una determinata parte. E questo, evidentemente, non è lo scopo della libera informazione”.

“Al centro di questo piano, nato pochi giorni fa a Bruxelles, c’è la proposta di istituire una nuova struttura, presentata come un polo per coordinare gli sforzi tra l’Ue e i Paesi membri contro attacchi cosiddetti “ibridi” di disinformazione, provenienti in particolare da attori stranieri come la Russia. Ne hanno parlato approfonditamente la finlandese Henna Virkkunen, che è commissaria alla Sovranità tecnologica e alla Sicurezza, e l’irlandese Michael McGrath, commissario a Democrazia, Giustizia e Stato di diritto. Tra le iniziative previste figurano il sostegno allo sviluppo di strumenti per rivelare i cosiddetti “deepfake” e il potenziamento di tutti i fact-checking attraverso una rete europea ‘indipendente’: aggettivo sul quale è più che legittimo porsi delle domande. Ci sono molti dubbi, infatti, su chi decide come deve essere composta. E poi: come si definisce che un fact-checker è indipendente? E soprattutto: chi ha delegato a Bruxelles il potere di decidere che cosa è vero e che cosa è falso?”.


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