Il sindaco a NY, gli islamisti in Francia: è Occidentistan

· 5 Novembre 2025


Cari ascoltatori, stasera ci sono due notizie distinte con tratti che ci paiono vicini. Quella più in evidenza è l’elezione a sindaco di New York di Zohran Mamdani, che il campo largo sta festeggiando (non avendo mai niente da festeggiare in casa sua, va a far sua qualsiasi vittoria all’estero).

La cosa di per sé non sarebbe un problema, se non fosse che Mamdani ha punti di ambiguità che riguardano l’Occidente, la democrazia liberale, la civiltà occidentale: ha rivendicato lo slogan “globalizza l’intifada”, è stato a lungo reticente su Hamas e l’ha condannato solo all’ultimo per raccattare qualche voto dei dem moderati. Alcune inchieste giornalistiche lo hanno sospettato di godere di finanziamenti indiretti provenienti dalla galassia della Fratellanza musulmana, un’organizzazione estremista fuori legge anche in molti Paesi musulmani. Mamdani ha inoltre aderito alla campagna di boicottaggio dei prodotti che vengono dallo Stato degli ebrei, per la gioia postuma del dottor Goebbels, e frequentava la grande moschea di Brooklyn, un incubatore di islamismo affatto soft: l’imam locale è schedato dalla polizia di New York e predicava la missione di islamizzare l’America.

Non bastasse, il neo-sindaco ha ventilato che la polizia non dovrebbe intervenire così prontamente, automaticamente, nei casi di denuncia di violenza domestica: è una becera illazione supporre che questo fenomeno possa attecchire particolarmente presso un certo segmento della comunità musulmana? Tutto questo fa pensare alla strategia, guarda caso, della Fratellanza musulmana, e cioè la conquista graduale delle società occidentali, insinuandosi nelle procedure democratiche, evitando rivoluzioni, ma facendo penetrare poco alla volta le tesi via via più estreme.

È il quadro dipinto da Michel Houellebecq in Sottomissione, e ne abbiamo conferma nell’altra notizia, tenuta un po’ nascosta, forse troppo, dai media. È accaduto di qua dell’Atlantico, all’isola di Oléron, in Francia: un galantuomo alla guida di un’auto ha falciato pedoni e ciclisti, i feriti sono almeno 10, di cui 4 molto gravi, tra i quali una collaboratrice di Rassemblement national. Costui urlava “Allah è grande” (incredibilmente non Confucio, Buddha o Gesù Cristo), mentre portava a termine la sua missione, che evidentemente voleva essere omicida. Il sindaco locale e la polizia hanno riferito che si tratta di una persona nota per i suoi comportamenti non del tutto normali, per i suoi problemi di alcol.

Siamo di fronte alla solita strategia della negazione, della riduzione di questi fenomeni di fondamentalismo violento a problemi personali, psichici o di dipendenza: però questo tizio gridava “Allah akbar”, e questo elemento rappresenta l’eterno ritorno di un incubo. Anche quando ad agire sono cani sciolti, il riferimento è comunque all’islamizzazione, a una invasione violenta nella quotidianità europea.

Allora dovremmo tenere la guardia alta sia sulla possibilità di un’islamizzazione soft, con strumenti della democrazia, di cui il nuovo sindaco di New York potrebbe essere espressione; sia sugli episodi al di qua dell’Atlantico, e non derubricarli a banali casi di alcolismo, tendenza che vediamo già nei commentatori. Quella sì, ci pare frutto di qualche bicchierino di troppo.


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