Pacifisti, festeggiamo insieme la pace di Trump?
Giovanni Sallusti · 9 Ottobre 2025
Cari ascoltatori, siamo sicuri che tutto l’arcobaleno del fronte pacifista italiano – quelli che (stra)parlavano di “genocidio” a Gaza, mentre il punto era fermare il massacro dovuto anzitutto alle canaglie di Hamas che hanno usato i civili come scudi umani – oggi stesso scenderà in piazza sventolando la gigantografia di Donald Trump e inneggiando al presidente americano.
Del resto, sta accadendo qualcosa che sembrava, anche storicamente, impensabile: ovvero un accordo di pace in Medio Oriente. Trump, motore di questo processo, lo ha comunicato così: “Sono molto orgoglioso di annunciare che Israele e Hamas hanno entrambi sottoscritto la prima fase del nostro piano di pace. Tutte le parti saranno trattate equamente. Questo è un grande giorno per il mondo arabo e musulmano, per Israele, per tutte le nazioni circostanti e per gli Stati Uniti d’America e ringraziamo i mediatori di Qatar, Egitto e Turchia che hanno collaborato con noi per rendere possibile questo evento storico e senza precedenti. Benedetti gli operatori di pace”.
Così, il guerrafondaio e impresentabile Trump è stato la guida in capo di quello che sta avvenendo. C’è l’accordo totale sulle prime azioni: la liberazione integrale degli ostaggi vivi e il rilascio dei corpi degli ostaggi morti, in cambio della liberazione da parte di Israele di tantissimi palestinesi detenuti nelle sue carceri, il ritiro dell’esercito israeliano su una linea individuata e la cessazione delle operazioni a Gaza. Si sta trattando sui passi successivi, ma questo primo tassello è già qualcosa di storico. Basti pensare che un accordo di pace tra Israele e palestinesi, peraltro nella veste di Hamas – il più irrimediabile nemico che lo Stato degli ebrei abbia avuto – è stato un obiettivo che inseguirono inutilmente i presidenti americani democratici, quelli con le idee “giuste”, compreso Barack Obama, cui diedero il Nobel sulla fiducia, poi subito dopo tradita.
L’operato di Trump ha ottenuto questo primo importante accordo e insieme sta ridisegnando l’intera area del Medio Oriente, uno dei focolai di crisi permanenti dell’ordine (o disordine) globale, con l’obiettivo di trasformarla il più possibile in una zona di pace e prosperità. C’è l’accordo con le monarchie sunnite del Golfo, Arabia Saudita in testa, fondamentali nel pressare su Hamas, che si traduce in una implementazione e in un allargamento di fatto degli accordi di Abramo, che sono l’unica vera cornice per una pace concreta in Medio Oriente. Ma c’è anche la marginalizzazione definitiva dell’Iran, esportatore principale del terrorismo islamista nel mondo e centrale del terrore antisemita che vuole cancellare Israele; e, infine, un altro dato geopoliticamente saliente è stato il pressing su Hamas da parte della Turchia, su cui Trump ha usato la leva dell’appartenenza alla Nato, che a Erdogan conviene per più motivi.
Insomma, si tratta di un’operazione geopolitica straordinaria. Per questo siamo convinti che presto vedremo i pacifisti nostrani in piazza a festeggiare sotto l’effigie di Trump: altrimenti dovremmo prendere atto che quel fronte ideologico e piazzaiolo non sia mai stato interessato alla fine del conflitto in Palestina, ma abbia agito da quinta colonna dei tagliagole coranici. No, ci sentiamo di escluderlo: saranno sicuramente già qui fuori, con la bandiera americana.