Su Macron, salva la Francia e l’Europa: vattene
Giovanni Sallusti · 8 Ottobre 2025
Cari ascoltatori, diventa inequivocabile che la traiettoria di un leader politico si avvia al crepuscolo quando egli viene abbandonato dagli alleati più fedeli, con cui ha condiviso gran parte della sua esperienza. È il caso di Emmanuel Macron-Micron, che sta sequestrando un Paese europeo importantissimo e decisivo come la Francia nel tentativo di prolungare il suo crepuscolo e allontanare la fine.
Di tutto questo hanno preso atto le sue stesse emanazioni politiche: anzitutto è stato durissimo Edouard Philippe, che ha incarnato le politiche del presidente nel primo mandato ed è stato sostenitore di tutti i governi allestiti in laboratorio nell’ultimo anno e mezzo: “Si farebbe onore proponendo un premier il cui ruolo sarebbe di gestire gli affari correnti e redigere una legge di bilancio, poi elezioni presidenziali anticipate”. In altre parole: “Macron annunci che se ne andrà”. Peggio ancora ha detto Gabriel Attal, storico pupillo del presidente: “Come molti francesi non capisco più le decisioni del capo dello Stato. C’è stato lo scioglimento dell’Assemblea nazionale prima delle ultime elezioni. Da allora ha fatto scelte che danno l’impressione di una determinazione a mantenere il controllo”. In sintesi: uno gli dice “vattene”, l’altro dice “sei incollato alla poltrona”. Sono tutti esasperati.
Oggi Macron dovrebbe annunciare alla nazione come intende superare questa ennesima crisi di governo, che corrisponde da anni a una crescente crisi economica e sociale. Ormai la Francia è percepita da tutti gli attori internazionali come il malato d’Europa, vive con terrore l’arrivo del rating – che invece ha premiato il governo italiano – i suoi titoli di Stato sono arrivati più volte a livello “spazzatura”, come quelli della Grecia. E questa emergenza nazionale si riassume nella permanenza, contro ogni logica e ogni dato di realtà, di Macron all’Eliseo.
Oggi il presidente dovrebbe giocarsi due opzioni: può nominare un nuovo primo ministro – sarebbe il sesto in poco più di un anno, al cui confronto i governi balneari della Prima Repubblica italiana sembrano un capolavoro di stabilità – oppure può convocare nuove elezioni legislative a meno di un anno e mezzo dalle ultime, che già erano state anticipate. Macron è roso da un lato dall’attaccamento compulsivo alla poltrona, dall’altro dall’ossessione di tenere fuori dalla stanza dei bottoni la destra francese, il Rassemblement National di Marine Le Pen (già azzoppata dai giudici) e Jordan Bardella. È per questo che Macron ha passato l’ultimo scorcio di legislatura a battere sulla menata dei volonterosi contro la Russia (che si sono sgonfiati in mezz’ora), oppure ad allestire rabberciati governicchi di minoranza, fintamente politico-tecnocratici, pur di allontanare l’ineluttabile, ovvero il pronunciamento del popolo sovrano, che oggi secondo tutti sondaggi darebbe il suo gradimento il al Rassemblement.
Si tratta di una crisi istituzionale, politica, economica, culturale senza precedenti, tenendo conto che la Francia è un pilastro della stessa nozione di Europa. E adesso che le creature di Macron gli stanno dicendo “vattene”, speriamo (anche se ancora ci crediamo poco) che oggi sia il giorno in cui il presidente decotto annunci la liberazione dei francesi da se stesso.