Pontida, Arizona: il coraggio della libertà

· 22 Settembre 2025


Cari ascoltatori, ieri ci è sembrato che fra Pontida, provincia di Bergamo, e Phoenix, capitale dell’Arizona, non ci fossero un oceano e due mezzi continenti, sembravano confinanti e anzi coincidenti, almeno per la medesima “battaglia spirituale”, come la chiamava Charlie Kirk, per la quale bisogna smettere di provare vergogna – nonostante il mainstream – perché invece racchiude proprio la nostra anima linguistica, concettuale e simbolica.

Fatte salve tutte le diversità fra i due eventi, sia al raduno di Pontida sia al funerale di Kirk – una grande cerimonia di commemorazione e di rivendicazione del suo messaggio pubblico – sono rimbalzate le stesse parole d’ordine, e la prima è “libertà”. Negli Stati Uniti è stata commemorata non solo una figura, ma anche la nuova cultura del partito repubblicano. Possiamo dire che il trumpismo è entrato in una sorta di era “post-Trump”: il presidente Usa ha dichiarato che Kirk è un martire repubblicano, scandalizzando molte firme sui giornaloni, ma che è difficile contestare. Charlie è un martire perché gli hanno sparato per le sue idee, mentre le presentava in una pubblica discussione, ed è stato un repubblicano attivo che ha contribuito a riscrivere l’orizzonte culturale del Gop.

È stato potente anche l’intervento del vicepresidente J.D. Vance, che ha citato due figure importantissime per chiunque appartenga all’Occidente: Socrate, quindi la convinzione di Kirk per cui la civiltà avanza nell’incontro-scontro tra ragionamenti (non tra persone), e Gesù Cristo, ricordando il profondo senso cristiano del messaggio dell’attivista statunitense, ben diverso dalla caricatura di “estremista” che qualcuno ha tentato di cucirgli addosso.

A Phoenix è stata rivendicata la diversità conservatrice e il coraggio di ripescare i fondamenti della nostra civiltà, e la medesima cosa l’abbiamo vista a Pontida. Non solo perché Matteo Salvini ha iniziato il proprio intervento con un non banale minuto di applausi e di riflessione su quello che Kirk ci ha lasciato, ma perché ha parlato di libertà d’espressione, della differenza tra gli odiatori politici – che oggi stanno per il 99,9% dei casi nelle file della sinistra radicale – e il metodo del confronto, della non uniformazione, del riconoscimento delle differenze, anche in polemica contro il moloch burocratico europeo.

Salvini ha poi lanciato una grande manifestazione per il 14 febbraio, pensata in difesa della civiltà occidentale, e ha speso parole sul fondamento dell’Occidente, che è luogo di “diritti” e di “libertà” se rimane fedele a se stesso ed è disposto a presidiarle. È un Occidente che va ancora definito tramite “confini” (geografici e politici) in quanto entità culturale ben precisa, che non può essere confusa con i tentativi “soft” di invasione, vedi quelli teorizzati dai Fratelli musulmani.

A questo tentativo di conquista c’è l’urgenza di opporsi. Tant’è che Salvini ha ricordato l’imminente ventennale della scomparsa di Oriana Fallaci e ne ha fatto un’altra figura di riferimento, componendo un pantheon plurale e laico: se Charlie Kirk e Oriana Fallaci si fossero incontrati, forse non sarebbero stati d’accordo su tutto (per fortuna) ma avrebbero condiviso l’essenziale, la libertà. Una parola risuonata con forza in questi due luoghi spirituali che hanno azzerato l’oceano.


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