I Buoni allo scoperto: l’odio politico? “fisiologico”
Giovanni Sallusti · 15 Settembre 2025
Cari ascoltatori, la sinistra dell’odio si è auto-smascherata, con confessioni involontarie o edulcorate: l’orrendo omicidio politico di Charlie Kirk sta disvelando alcuni tic inquietanti di lorsignori, per esempio invitare alla festa dell’Unità un ministro del governo di centrodestra come Paolo Zangrillo – peraltro supermoderato – e poi impedirgli di parlare. Ma il segnale più interessante di questa deriva si trova su Repubblica di ieri e portava la firma di uno dei massimi guru del radicalchicchismo: Michele Serra.
La sua “Amaca” di ieri Serra è partita con un pippone contro la Meloni perché si era permessa di insinuare che un odio politico si aggira a sinistra, poi a Serra è scappata la frizione: “Non si inventi una sinistra che incita all’odio e si rallegri piuttosto del livello tutto sommato fisiologico, quasi accettabile, dell’odio politico nel nostro Paese”. Ecco il nervo scoperto del pensiero dei “buoni” e dei “giusti”: per loro esiste un livello tutto sommato “fisiologico quasi accettabile dell’odio politico”. Questa è la faglia di rottura tra l’intolleranza woke e qualunque liberale compus sui.
Il dizionario Treccani definisce l’odio come un “sentimento di forte e persistente avversione per cui si desidera il male o la rovina altrui”, cioè il male personale e anche fisico delle altre persone. Questa è la differenza: per lorsignori esiste un livello fisiologico per cui – entro certi limiti ragionevoli, felpati e presentabi, secondo i dettami della buona società – si può desiderare il male altrui.
L’odio politico è una concezione radicata nella sinistra marxista novecentesca, la teoria della doppia verità: da una parte c’erano gli eletti del partito, quelli “giusti” inseriti nella dinamica della storia che avrebbe sfociato nelle magnifiche sorti e progressive del comunismo, e dall’altra c’erano gli “sbagliati”. Era l’idea totalitaria dell’odio politico, ma almeno poggiava su delle basi culturali, per quanto irricevibili. Ora l’odio politico non scaturisce più da una filosofia della storia, ma da una presunzione moralistica, si è trasformato in un odio contro i “volgari”: contro quelli che non seguono l’inclusione e il linguaggio arcobaleno di lorsignori, ma credono che una nazione abbia un’identità – anche culturale – da difendere e non rinnegare, che l’Occidente bianco e cristiano non sia la causa di tutti i mali del mondo, che esista una differenza biologica tra padre e madre, e che il multiculturalismo non stia dando grande prova di sé, portando Paesi come Francia e Regno Unito verso l’islamizzazione.
È un odio verso tutti quelli che non condividono questo alfabeto genericamente buonista e sostanzialmente woke: è un caso di cattivismo politico. Per noi, che invece facciamo della libertà la stella polare, non esiste un livello accettabile dell’odio politico.