La Francia in ostaggio del crepuscolo di Macron
Giovanni Sallusti · 8 Settembre 2025
Cari ascoltatori, può una nazione così importante per l’Europa – intesa come civiltà – così decisiva per lo spirito e la cultura europea, essere ridotta a un’agonia continua, trascinata in un crepuscolo interminabile, una tappa via l’altra, senza che si intravveda la luce? Questa è la Francia di Emmanuel Macron.
Stasera, al netto di sorprese clamorose, il primo ministro François Bayrou dovrebbe incassare la sfiducia dell’Assemblea nazionale e quindi andare incontro all’esaurimento della sua esperienza di governo. Sarebbe il quarto nel giro di un anno, dopo Élisabeth Borne, Gabriele Attal e Michel Barnier, primi ministri concepiti in vitro, appesi a maggioranze tecnocratiche e raccogliticce a loro volta frutto di giochi di laboratorio parlamentari che non hanno più uno specchio nel Paese, non sono figli di una rappresentanza politica. Infatti Rassemblement National da tempo è il primo partito, ha il gradimento di almeno un terzo dei francesi; e stando al più recente sondaggio, il 64% dei francesi ritiene che siano necessarie elezioni presidenziali anticipate, che l’era di Macron sia finita.
Alla vigilia del voto di fiducia sul suo governo, Bayrou non ha trovato di meglio che attaccare i partiti, dicendo che le forze politiche sono in aperta guerra civile tra loro. Ma la realtà è che non c’è una maggioranza con una consistenza, un programma, e lui non ha nemmeno il consenso di quei partiti che dovevano sostenere l’operazione di laboratorio. Marine Le Pen ha cannoneggiato, ha ricordato che la Francia è il malato d’Europa per via di un pantano economico causato da Macron: e questa è la medesima diagnosi del Wall Street Journal, che ha fatto anche una impietosa analisi comparativa con l’Italia, mostrando come il nostro Paese sui mercati oggi sia più credibile (il ministro Giancarlo Giorgetti ha dichiarato che non c’è bisogno di manovre correttive, né di nuovi sacrifici), mentre la Francia sta precipitando, i suoi titoli di Stato valgono sempre meno, l’economia peggiora senza sosta.
A conferma di tutto questo, l’unica idea che si aggira nella pseudo-maggioranza che dovrebbe ancora sostenere il governo è di mettere una nuova patrimoniale. Anche i giornali francesi hanno preso atto della situazione: non solo Le Figaro che ha stroncato l’esperienza Macron, ma anche Le Monde, che pure dovrebbe essergli più vicino, ha fotografato senza sconti il declino istituzionale della Francia.
Noi non siamo contenti della crisi francese, ma abbiano sempre criticato Macron-Micron perché rappresenta l’Europa che non vogliamo, per non dire del fallimento nel suo porsi come inverosimile Bonaparte alla testa dei “volonterosi”, per di più prescindendo dall’America: non ha ottenuto il sostegno per mandare truppe sul terreno in Ucraina nemmeno dalla Polonia, la nazione che teme di più l’orso russo, né dall’ormai ex storico alleato tedesco. Macron, con le sue velleità napoleoniche, è riuscito perfino nel capolavoro di disintegrare l’asse franco-tedesco.
Non siamo contenti perché all’Europa, all’Occidente, a tutti noi, serve una Francia che rinasce: e la precondizione perché questo accada, al di là del voto di stasera, è che finalmente Macron-Micron si rechi a casa sua, e ci resti.