Tutti da Trump per la pace: niente macronate, please!

· 18 Agosto 2025


Cari ascoltatori, la giornata è importante: Volodymyr Zelensky e i leader europei incontrano Donald Trump, con il quale verranno valutati i passi in avanti sulla via della pace in Ucraina. Di fronte a questo ordine del giorno, vorremmo condividere un piccolo suggerimento metodologico: niente macronate.

Ci riferiamo alle reiterate, inverosimili velleità europee e per lo più francesi, di mettere i bastoni tra le ruote a un processo che sta partendo, per inventarsi un ruolo da “contromazzieri” rispetto agli Usa e mettersi in posizioni improprie (in questa crisi come nel disordine globale), esibire una propria agenda, anche bellicista, a prescindere dagli Stati Uniti. Questa arroganza folle è propriamente una macronata, perché a questo ci ha abituato il presidente francese.

Diciamo questo perché c’è un dato di realtà, finito in fondo alle cronache dei giornaloni, che probabilmente è il vero passo in avanti fatto in Alaska: Steve Witkoff, il negoziatore di Donald Trump che insieme con il segretario di Stato Marco Rubio tesse la tela diplomatica, ha detto al Wall Street Journal: “Siamo riusciti a ottenere la seguente concessione, che gli Stati Uniti possano offrire una protezione simile a quella prevista dall’articolo 5”. Cioè il vero motivo per cui l’Ucraina vuole entrare nella Nato. È la prima volta che Putin accetta una tale garanzia di sicurezza per l’Ucraina, e quindi è una svolta che potrebbe dare una spinta ai colloqui: di fronte a una possibilità simile, diventerebbe un danno residuale perfino la cessione di territori.

Beninteso, qualunque liberal-conservatore dovrebbe aver cara la sovranità degli Stati, e quindi dell’Ucraina: ci ha sorpreso che a volte degli appartenenti a questa comunità di centro-destra non abbiano tenuto fermo questo punto. Poi però c’è la realtà, ci sono le priorità geopolitiche, e c’è una guerra che è una macelleria quotidiana. Allora, se la cessione di gran parte del Donbass sta sul tavolo negoziale in cambio della protezione dell’Ucraina, è ovvio che siamo davanti a una opportunità da cogliere: peraltro è anche la posizione che il governo italiano ha sempre tenuto, mentre i volonterosi spolveravano le uniformi per la loro inverosimile cavalcata verso Mosca (che già in passato ai francesi, guidati da uno ben più illustre di Macron, non è riuscita): non l’ingresso integrale nell’Alleanza – idea al momento irricevibile, lo capisce anche Zelensky – ma la creazione di un simil-articolo 5 ad hoc, a garanzia di sicurezza per l’Ucraina, peraltro sommata al contratto sulle terre rare con gli Stati Uniti, che è un formidabile deterrente implicito. Speriamo che oggi, tra i leader europei, Macron venga isolato, perché sta continuando a delirare che ci vogliono stivali europei sul terreno, che bisogna mandare i soldati francesi e dell’Unione a fare la guerra alla Russia.

In un momento storico così delicato, di fronte alla potenziale svolta, al fatto che le steppe del Donbass non sono il baricentro del mondo, e perderle, per quanto doloroso, sarebbe ampiamente compensato da una salda garanzia per l’Ucraina, ripetiamo e consigliamo: niente macronate!


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