Libertà solo con la legge: caro Sala, via il campo rom!

· 13 Agosto 2025


Cari ascoltatori, vorremmo oggi dire al sindaco di Milano Beppe Sala che no, non è sciacallaggio e non è strumentalizzazione dire che dei luoghi incubatori di degrado, violenza e criminalità, fino a generare la scena in cui tre bambini rubano un’auto e falciano una signora di 71 anni che attraversava la strada, vanno eliminati. Come ha detto con forza il ministro Matteo Salvini, questi posti vanno sgomberati dalle persone che ci abitano e che “educano” i figli in questo modo, e poi rasi al suolo: non è una posizione criptofascista ed estremista, ma di sana politica e amministrazione liberal conservatrice, perché tiene fermo un principio cardine che si chiama “law and order”, legge e ordine, principio cardine del liberalismo enunciato e messo in pratica da Richard Nixon su richiesta della maggioranza silenziosa degli americani; la stessa maggioranza che oggi lo chiede a Donald Trump, così come la maggioranza silenziosa degli italiani lo ha chiesto alle ultime elezioni politiche. È il principio che tiene fermo l’imperio della legge, che consente lo sviluppo delle libertà personali e individuali in un ordine sociale: fuori da questo c’è l’anarchia, c’è uno stato di natura in cui una signora esce di casa, attraversa la strada ed è falciata da un’automobile guidata da dei bambini.

Per questo gli strilli di Sala sulla posizione di buonsenso liberal-conservatore, anzitutto leghista, sono sommamente ipocriti: piuttosto la dicono lunga sulle responsabilità politiche del sindaco e della sua giunta, e delle amministrazioni di sinistra prima della sua. Sala non ha, almeno fino al terzo grado di giudizio, colpe giuridiche per il reato di eccesso di sviluppo edilizio fantasticato dalla Procura di Milano, un giudizio politico-estetico più che un capo d’accusa. Ma ha gravi colpe prettamente politiche, lacune drammatiche di amministrazione, di visione e di consapevolezza della sua città. Se lui giudica accettabile che esista ancora il campo rom di via Selvanesco, dove questi bambini sono cresciuti in un contesto totalmente fuori dalla legge, vuole dire che non ha in testa le priorità dei milanesi, che poi valgono per qualunque città civile. Tra l’altro c’è qualcosa da rivedere anche nell’impianto normativo: per esempio il fatto che questi quattro bambini, poiché non possono rispondere penalmente, siano stati già restituiti alle loro famiglie criminogene – che sicuramente non li manderanno a scuola – a vivere nel campo rom di via Selvanesco, già noto per episodi di illegalità e di violenza a danno di cittadini e giornalisti.

Anche oggi Sala, con sprezzo del ridicolo, rivendica la supercazzola buonista da salotto milanese (nei quali i rom si vedono al massimo in tv, e per caso) del “superamento dei campi rom”, cioè concessioni edilizie agevolati alle famiglie rom, a discapito di altre famiglie italiane non abbienti. Ma basta fare un giro in via Selvanesco per vedere i risultati della sua campagna per l’integrazione. La questione non è l’inclusione, che è un tema di discussione a valle: a monte c’è il fatto che questi luoghi, incubatori di criminalità e anche ladri di futuro dei bambini, vanno prima sgombrati e poi rasi al suolo. Non è scandaloso dirlo, è scandaloso opporsi.


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