Meloni da Trump contro il PCI (Partito Cinese Italiano)!

· 17 Aprile 2025


Cari ascoltatori, oggi è il “Meloni day” a Washington, in cui la nostra premier incontrerà Donald Trump: il tavolo delle questioni è globale, dalla guerra commerciale alla contrapposizione tra civiltà, con tutto il frastagliato scenario internazionale. La preoccupazione ossessiva degli espertoni sui giornaloni è che la Meloni abbia al suo fianco il convitato di pietra Ursula von der Leyen, e che non esca da un tracciato che loro presumono sia stato concordato con la presidente della Commissione europea: in pratica che faccia da megafono.

A noi invece piace pensare che Giorgia Meloni sia a Washington in nome del governo, e anzitutto contro il “partito cinese” di casa nostra, cioè quella composizione pseudoprogressista di politici, ex tecnocrati di rango, editorialisti, che vorrebbe costruire un’alleanza strategica con Pechino, il principale totalitarismo del mondo. Il partito cinese ormai è il vero collante delle opposizioni al nostro governo.

Qualche esempio. Ellie Schlein disse, all’indomani dell’elezione di Trump: se fossimo noi al governo Donald Trump non sarebbe un alleato. In pratica, con una sola dichiarazione la leader del principale partito di opposizione italiano era pronta a mandare al macero decenni di geopolitica e storia italiane. Giuseppe Conte è addirittura dichiaratamente un esponente del partito cinese: non solo è contro l’America, ma è proprio favorevole alla Cina comunista. Quando era presidente del Consiglio teorizzò in Parlamento l’equivicinanza dell’Italia fa Stati Uniti e Cina e volle entrare nella Via della seta, un progetto imperialista di espansione globale di Pechino travestito da commercio. Progetto che poi per fortuna il governo di centrodestra ha stracciato.

Il partito cinese italiano ha esponenti illustri: Romano Prodi, il tiratore di capelli di giornaliste sgradite (che ha una cattedra di cultura italiana a Pechino all’interno della Fondazione Agnelli), sul Messaggero ha scritto un editoriale intitolato “Oltre gli Stati Uniti c’è un mondo”, in cui invitava l’Europa a stringere un’alleanza strategica e progettuale con la Cina. Cioè a diventare suoi vassalli, perché a Pechino interessa solo quello.

Poi c’è Mario Monti, che recentemente ha calato sul tavolo tutto il suo prestigio per dire che gli Stati Uniti non sono più una democrazia liberale. Per non dire del Corriere della Sera, che pochi giorni fa ha definito “liberista” Xi Jinping, il padrone del partito comunista cinese, quindi della Cina. In mezzo a tutta questa follia, oggi Giorgia Meloni e il governo di centrodestra sono nella storia, nella cronaca, all’opposto dei vecchi rigurgiti anti-americani che speculano sulle iniziative di Trump per spostare amicizie, incrinare alleanze decennali di interesse nazionale.

Oggi Giorgia Meloni, in nome del governo di centrodestra, vedrà Donald Trump anzitutto contro tutti questi, contro tutti gli esponenti nostrani del partito cinese. Non si sa come andrà, ma almeno in partenza è una buona notizia.


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