Almasri, benvenuti al circo dell’ipocrisia Schlein-Conte
Giovanni Sallusti · 5 Febbraio 2025
Cari ascoltatori, beato il Paese che ha un’opposizione matura, responsabile, anche combattiva ovviamente, ma all’altezza del suo compito. L’opposizione è fondamentale per una democrazia, ne è parte sostanziale. Bene, oggi in Aula le opposizioni avrebbero potuto ribattere alle informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sul caso Almasri, cercando di incalzarli su qualche elemento di contenuto, per esempio sull’unica reticenza del governo, non aver dichiarato immediatamente e con chiarezza le ragioni del dossier. La ragione è una sola, si chiama ragione di Stato, è nel pensiero politico da qualche secolo ed è stata anche evocata, però si poteva andare fino in fondo e dichiararla apertamente.
Ecco, invece di giocare con le supercazzole contiane e schleiniane, le opposizioni avrebbero potuto chiedere un chiarimento definitivo a proposito della ragione di Stato, ma non l’ha minimamente fatto. Ha invece mostrato tutto quell’impasto di infantilismo politico, di ipocrisia, di giustizialismo triviale ed elementare che connota il cosiddetto campo largo: un’appendice del partito delle procure, eterodiretta da certa magistratura, e un’appendice anche del partito della rivolta sociale, eterodiretta da figure come Maurizio Landini.
Le parole di Ellie Schlein: “La vostra arroganza non ha limiti, mentre scarcerate un criminale ricercato a livello internazionale proponete leggi per trasformare la vostra immunità in impunità. Ministro Nordio, lei non ha parlato da ministro in quest’aula ma da avvocato difensore di un torturatore”: un’accusa gravissima a un ministro che, al contrario, ha una profonda competenza tecnica e ha ripercorso quali erano tecnicamente a suo giudizio le falle della documentazione offerta dalla Corte penale internazionale. Giuseppe Conte non è stato da meno: “Non siamo sorpresi che scappino tutti, anche i criminali, avete scritto anche una riforma: adesso li avvertite prima di arrestarli. Ormai siamo diventati un porto franco, un Paese dei balocchi dei criminali”.
Questa è ipocrisia ai massimi livelli, basta citare un nome a lor signori: Mohammad Abedini, ingegnere svizzero-iraniano, accusato di terrorismo dagli Stati Uniti – principali alleati dell’Italia e principale democrazia liberale del mondo – che per noi hanno più autorità della Corte Penale internazionale, dal momento che essa ha equiparato la leadership di Israele, unica democrazia del Medio Oriente, a quella banda di tagliagole nazi-islamici che è Hamas. Secondo gli Usa Abedini, detto il signore dei droni, è responsabile della morte di militari americani in Giordania e probabilmente, visto che quei droni sono manovrati da Teheran, di sofferenze e morte anche presso i civili israeliani.
Ebbene, Abedini è stato restituito agli ayatollah su pressing e applausi festanti di loro signori per riavere indietro la giornalista Cecilia Sala. Si badi bene, anche in questo caso è stata ragione di Stato. Ma allora, esimi esponenti della pseudo opposizione, dovreste dire chiaramente che la sicurezza e la vita delle centinaia di italiani che lavorano all’Eni, e in generale in Libia, sono meno chic di quelle di Cecilia Sala, per cui per loro la ragione di Stato non vale. Altrimenti state speculando biecamente su una faccenda che scomoda l’interesse nazionale, come vi ha insegnato un politico di sinistra colto e realista come Marco Minniti, e vi siete semplicemente messi a rimorchio di un’iniziativa giudiziaria scandalosa. Questa è l’opposizione che abbiamo avuto in sorte, ipocrita e circense, e per l’Italia è un problema.