Ecco come Ursula ci getta in bocca alla Cina
Giulio Cainarca · 3 Febbraio 2025
In questa nuova puntata della rubrica “Auto da fé”, Giulio Cainarca discute con Antonio Maria Rinaldi, europarlamentare per la Lega dal 2019 al 2024 (con presenze record, 99,9%), docente di Economia politica e di Finanza aziendale, di come “dall’interno” si spiegano i meccanismi perversi dell’Unione Europea che stanno mandando in rovina i Paesi membri.
“Il Parlamento europeo? Sembra quasi un’istituzione messa lì per far credere ai cittadini europei che contano qualche cosa nel processo decisionale, ma nella mia esperienza di questi cinque anni ho visto che il vero potere dell’Unione è nelle mani della Commissione europea e del Consiglio e il Parlamento europeo non è altro che un certificatore: l’unica istituzione eletta a suffragio universale, eletta dal popolo europeo, non ha gli stessi poteri di Commissione e Consiglio”.
“Adesso noi abbiamo un governo che fra i Paesi europei è il più stabile, gli altri cadono e i Paesi che erano i più forti vanno a elezioni, una dietro l’altra: dobbiamo riuscire a far sentire la nostra voce”.
“Al momento funziona così, per esempio l’ho visto sulla riforma del patto di stabilità: c’è una proposta della Commissione, che viene esaminata dal Parlamento e dal Consiglio. In Parlamento viene analizzata dalla commissione competente, in questo caso la commissione Econ, dove io ero membro permanente. Avviene una discussione e vengono elaborati degli emendamenti: prima a livello ristretto, un relatore per ogni gruppo parlamentare, da cui nasce un testo con emendamenti che viene votato in Parlamento. Anche il Consiglio elabora la sua revisione della proposta, per cui escono tre testi, che devono essere sintetizzati in uno solo: entra in ballo il famoso trilogo, cioè esponenti della Commissione, esponenti del Parlamento, che in genere sono i relatori ombra della Commissione competente, e il Consiglio, che in genere è rappresentato dall’ambasciatore del Paese che in quel momento ha il semestre di presidenza. E alla fine si fa come decide il Consiglio. È un modello proprio molto democratico…”.
“Siamo entrati nell’Unione monetaria un po’ alla garibaldina. Dal momento in cui è caduto il muro di Berlino a fine 1989, al momento in cui abbiamo avuto materialmente l’euro, a gennaio 2002, in Germania ci sono stati due cancellieri, Kohl e Schröder, e in Francia ci sono stati due presidenti, Mitterrand e Chirac. In Italia, nello stesso periodo, ci sono stati quattordici presidenti del Consiglio e tutte le compagini possibili, di tutti i colori. Per cui non ci siamo preoccupati di capire preventivamente che cosa sarebbe successo all’economia italiana, alla società, cambiando completamente il modello economico di riferimento. E badate che, dopo lo sfacelo della guerra, siamo diventati la quarta potenza industriale al mondo, non siamo degli incapaci. Ma invece di alzare la mano e dire parliamone, abbiano tremato sperando che ci prendessero. E pensare che senza l’Italia, l’euro e la Ue non si sarebbero fatti”.
“Ora che Germania e Francia non se la passano bene, è venuto il momento di mettersi intorno a un tavolo e rivedere tutto. Invece stanno tutti arroccati sulle loro regole, il che consente loro di fare la voce grossa con i deboli e la voce debole con i forti”.
“Sull’ideologia green, io sono per la salvaguardia dell’ambiente, però in maniera sostenibile, non con fanatismo religioso: abbiamo assistito a delle regolamentazioni da seguaci di una setta scatenata, che stanno creando e creeranno enormi problemi alle aziende e industrie europee, a iniziare da quelle italiane. La transizione all’elettrico è una grandissima stupidaggine, perché la Commissione non ha dato la possibilità ad altro tipo di tecnologie di arrivare alla stessa soluzione. Chi l’ha detto che la neutralità nell’emissione del CO2 avviene per forza con l’elettrico? Per costruire una macchina elettrica, per alimentarla, bisogna considerare tutto il ciclo, non il semplice andare in giro con la macchinetta elettrica. Come la carico? Quali materiali sono necessari? Quanto costa costruirla in termini di emissioni? Se andiamo a fare i calcoli, sono numeri enormi”.
“E invece si è chiusa la porta all’evoluzione dei motori termici con l’utilizzo dei carburanti bio o sintetici, settore in cui l’Italia è molto avanzata. Inoltre, sapendo che nel 2035 non saranno più commercializzabili le autovetture a motore termico, nessuna compagnia petrolifera, nessuna società automobilistica spende più un solo centesimo in quel tipo di tecnologia”.
“Un problema è che tornare indietro dal punto di vista tecnico-legislativo, cioè rimangiarsi tutto quello fatto fino adesso è difficilissimo. E, anche potendo, che poi cosa si racconta alle aziende? Prima le si costringe ad adeguarsi e poi si dice loro scusate ci siamo sbagliati? Quindi vanno avanti, con la Cina che ha il monopolio di molte componenti essenziali, a partire dalle batterie al litio, al rame, alle terre rare. E qual punto Pechino impone i prezzi, siamo sotto schiaffo, e vende le autovetture a prezzi inferiori, perché loro possono. Non abbiamo pensato che ci saremmo veramente consegnati mani e piedi alla Cina, con ovvii risvolti geopolitici”.
“Il sistema vale anche per la questione della classe energetica delle case. Gli italiani sono fra i maggiori proprietari di case al mondo, con più dell’80%, è il primo asset di risparmio: i tedeschi sono al 45% e i francesi al 55%. E il patrimonio immobiliare italiano, per volume e per valore storico, non può essere paragonato alle case finlandesi o dei Paesi baltici. Come fai ad adeguare le case dei centri storici? È quasi impossibile, o con costi stratosferici. C’è quindi una sproporzione di interventi rispetto ad altri Paesi. Allora, io mi auguro che noi si riesca a dire: signori, obiettivamente non è possibile. Anche tecnicamente, non ci sarebbe forza lavoro in Italia sufficiente a rendere a norma europea le case italiane”.