Il mondo al contrario di Maurizio Landini

· 4 Dicembre 2024


Cari ascoltatori, Maurizio Landini è veramente un talento: ha portato il concetto di faccia di bronzo a vette finora inesplorate. L’ha fatto ieri sera nel luogo in cui è più a suo agio e che bazzica di più: le fabbriche? I luoghi di lavoro? Ma no: i salotti dei talk tv in cui l’intervistatore la pensa come lui. In assenza quindi del rischio di un contraddittorio, Landini fa comizi a voce libera, e ieri sera da Giovanni Floris, a “Di martedì”, ha detto una frase di levatura dadaista: “Il problema vero è che il governo non sta ascoltando, e non vorrei che fosse il governo che sta cercando in tutti i modi di creare dei disordini, anziché fare il suo mestiere”.

È meraviglioso: costui, che dovrebbe fare il segretario della Cgil, da settimane è il punto di riferimento dell’antagonismo estremista, di un mondo che si raggruma nei centri sociali e nell’opposizione a sinistra del Pd; da mesi ci propina la parola d’ordine della rivolta sociale, deragliando completamente dalla storia del sindacalismo italiano e anche della stessa Cgil, cosa mai avvenuta nel dopoguerra, neppure nei momenti in cui la temperatura sociale era altissima, in cui era in discussione la tenuta democratica. Pensate solo a Luciano Lama, che non a caso era contestato dal mondo dell’antagonismo e dell’estremismo, il quale faceva contrattazioni dure, mobilitazioni dure, ma aveva l’obiettivo dell’aumento dei salari, pensava alle condizioni dei lavoratori. Non faceva il leader sfascista invocando la rivolta sociale.

Landini invece è proprio questo: ha fatto il giro dei salotti, e con lo sciopero generale, che fra l’altro non è stato un successone, si è autoincoronato leader dell’opposizione dura e pura, tirando in ballo il fantasma lontanissimo del nazifascismo e contemporaneamente invitando a “rivoltare il Paese come un guanto”. Il problema è che c’è chi l’ha preso in parola, e infatti quel giorno stesso sono andati in scena disordini e violenze esplicite: a Torino i centri sociali hanno bloccato la stazione, attaccato poliziotti, bruciato le immagini di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini.

L’avanguardia surrealista di Landini sta proprio qui, nel libero ribaltamento della realtà: fa tutte queste cose e poi accusa il governo di cercare di creare dei disordini. Ora, capite che di fronte a uno così si resta anche disarmati, perché manca un alfabeto logico comune sulla base del quale impostare una discussione: lui ribalta tutto, distrugge proprio le premesse, gioca con le parole. E, peggio ancora, nessuno gli fa mai notare la contraddizione. Landini è ormai un anarchico metodologico alla guida del mondo antagonista italiano: e in tutta questa commedia delle istanze dei lavoratori non è rimasto nulla.


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