Churchill compie 150 anni e dà ancora lezioni

· 30 Novembre 2024


Cari ascoltatori, 150 anni fa, in una cittadina della contea dell’Oxfordshire, nasceva Winston Churchill: è un anniversario fondamentale per chiunque ami la libertà, il nostro modello di vita, per chiunque non voglia rinunciare alla felice anomalia della civiltà occidentale, per chi crede che la persona non sia a disposizione dello Stato o di un partito, ma abbia un valore intrinseco e intangibile. Ed è un anniversario importante per chi crede che la democrazia sia il miglior sistema politico o, come diceva lui, il meno peggiore.

Oggi tutti noi ringraziamo di nuovo Winston Churchill, perché non è esagerato dire che quest’uomo tenne accesa, almeno per un anno, il fatale 1940, la fiammella del mondo libero, tenendo in piedi il Regno Unito di fronte all’avanzata trionfale del Reich nazista, che aveva conquistato quasi tutta l’Europa in pochi mesi. Lo fece quasi da solo, grazie al suo talento politico, strategico e oratorio.

Il conte di Halifax (che era un suo avversario e un sostenitore della pace con Hitler), quando Churchill tenne i suoi famosi discorsi – era la primavera del 1940 e la situazione sembrava perduta – disse: “Churchill ha mobilitato la lingua inglese e l’ha mandata in battaglia”. Era vero. Winston Churchill tenne aperta la porta della libertà: è uno di quelli che il filosofo Hegel chiamava “individui cosmico-storici”: cioè individui che prendono su di sé la storia e la fanno andare avanti o, meglio, non la lasciano precipitare nell’abisso.

Oggi, però, ci dobbiamo anche chiedere che cosa penserebbe Winston Churchill del presente, di fronte a un occidente che spesso si vergogna di sé, edulcora la propria differenza nel discount delle culture interscambiabili, addirittura giudica la propria civiltà, la propria storia come la peggiore, foriera di oppressione, di colonialismo. Che cosa direbbe di questo complesso di colpa, di questo indicare nell’uomo maschio occidentale un “colpevole quasi perfetto”, come dice il filosofo francese Pascal Bruckner; e che cosa direbbe, Churchill, di fronte alle autorevoli riviste accademiche del Regno Unito che sconsigliano di utilizzare, o hanno proprio abolito, l’aggettivo “anglosassone”, perché è in odore di suprematismo.

Insomma, ci chiediamo che cosa penserebbe Churchill di questa follia woke che, in modo più obliquo e meno tragico, ha nel mirino lo stesso nemico che aveva il nazismo, cioè la nostra civiltà, l’unica che, per quanto imperfetta e rivedibile, ha nella libertà il suo baricentro valoriale. Visto che è la migliore civiltà a nostra disposizione, ringraziamo Winstron Churchill per la sua opera e cerchiamo di essere all’altezza della sua lezione, di non dimenticarci di noi stessi.


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