“Parlando liberaMente” con Mario Sechi: Non hanno capito, Trump è il riscatto dell’occidente
Giovanni Sallusti · 9 Novembre 2024
Questa settimana è il direttore di Libero Mario Sechi l’ospite di “Parlando liberaMente”, la nostra intervista con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo. Con lui Giovanni Sallusti ha ragionato delle elezioni americane, e in particolare degli scenari internazionali che si apriranno con la presidenza Trump.
La narrativa sulle presunte relazioni oscure di Trump con Putin, addirittura di una dipendenza da Putin, spiega Sechi, “è fondata su un’idea della politica che è completamente sbagliata, cioè che gli opposti non si parlano. Ovviamente non è così, con il nemico si parla, Churchill si scambiava messaggi con Hitler e i due certamente non si amavano”.
“Trump ha capito che alla fine con il nemico devi trovare un modus vivendi, e riguarda non solo Mosca ma Pechino: Mosca è la punta di un iceberg gigantesco: la Cina. Un miliardo di abitanti, investimenti tecnologici, un regime dittatoriale, uno sviluppo a valanga, aspirazioni su Taiwan, aspirazioni sul Mar della Cina, di dominio regionale. Per questo la Russia è fondamentale: bisogna tenerla buona sul fianco orientale dell’Europa. Trump l’ha capito, ma l’Europa ancora no: pensa a una guerra permanente alla Russia con i fondi e gli armamenti degli americani. È un’idea totalmente irrealistica”.
“Trump ha di fatto trasformato il partito da vecchio Grand Old Party al movimento MAGA: lo ha shakerato e ci sono voluti 4 anni di amministrazione e 4 anni di traversata del deserto, ma alla fine oggi il partito è quello di Trump”.
“Lo sparo che ha mancato di un soffio Trump è il simbolo della campagna intera e di questo presidente, che certamente suscita sentimenti opposti; ma quell’uomo al quale un proiettile ha morso l’orecchio era in piedi, invitava i suoi militanti a non arrendersi e combattere. Kamala è da Guinness dei fallimenti: ha raccolto il doppio dei soldi di Trump, ne ha spesi a palate, ma la vittoria di Donald dimostra che la politica alla fine la fanno i caratteri, non basta il denaro, che è fondamentale, perché senza il carattere e un personaggio con un carisma non si arriva da nessuna parte”.
“I democratici hanno difficoltà con la realtà, pensano che il problema siano gli elettori, ma il problema sono loro, che sono completamente staccati dal mondo: non parlano di vita, di problemi quotidiani, di soluzioni per le famiglie. Parlano genericamente di diritti per minoranze, che ovviamente devono essere esercitati, ma sono completamente alieni alle esigenze, ai drammi, alle aspirazioni, ai sogni della maggioranza silenziosa che è quella che va a lavorare tutti i giorni e porta avanti le nazioni”.
“Hanno anche un problema con la nozione di Occidente: Trump è occidentale, Musk è occidentale, J. D. Vance è occidentale. Questa sinistra invece è anti-occidentale, è una sinistra woke, è una sinistra che si guarda l’ombelico e cerca un peccato originale, è contro il lavoro, è no-border, non vuole i confini, laddove i confini sono il tuo spazio esistenziale, sono la tua vita, sono la tua espressione, sono la tua civiltà, sono l’Occidente. Stanno cominciando un nuovo ciclo politico e una nuova fase storica. E al centro della scena c’è l’America, c’è Trump. Questo è un punto chiave dal quale bisogna partire per fare poi tutti i ragionamenti sull’Occidente, cioè su noi stessi”.
“Nixon è stato un presidente perfettamente sintonizzato con l’America: la conosceva bene, era un uomo molto colto, molto preparato, un drago della politica. In Trump la eco di Nixon si sente nel suo realismo, che è poi il realismo kissingeriano, e questo avrà sviluppi importanti, conseguenze notevoli sul fronte della politica estera”.
“La cosa stupefacente è che tutto questo, la nostra classe politica non l’ha capito tranne pochi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, il quale ha capito proprio il personaggio Trump, la sua centralità”.
Lo spauracchio dei dazi con la nuova presidenza “è l’ennesima sciocchezza. Il Congresso americano si è formato nel 1788. Nella prima riunione, nel 1789, si è discusso dei dazi. I dazi sono uno strumento di governo della politica negli Stati Uniti d’America. E vorrei informare le anime belle che i dazi sono vigenti. È chiaro che Trump ha una politica tariffaria, ma l’aveva anche Biden, che ha mantenuto i dazi della prima amministrazione Trump. Tra l’altro è una politica che fa anche l’Europa. Per l’Italia è un’occasione, perché per lo più saranno differenziati, non piazzati a caso. I dazi dipenderanno dalle politiche dei Paesi, dalle relazioni personali, dai rapporti di forza”.