Il vice-Elly Landini: vivere per scioperare
Giovanni Sallusti · 1 Novembre 2024
Cari ascoltatori, vorrei parlarvi del vice-Elly, al secolo Maurizio Landini, formalmente segretario generale della Cgil. Partiamo da un dato numerico: siamo alla terza manovra finanziaria del centrodestra, l’ultima è in corso di elaborazione, e siamo al terzo sciopero generale annunciato dalla Cgil, tutti e tre dichiarati prima che fossero varate.
Sembra, insomma, che esista un lievissimo pregiudizio ideologico del principale sindacato italiano rispetto al centrodestra: tre manovre su tre “per generare miseria nel Paese” sarebbero addirittura anti-statistiche, per non dire delle dichiarazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha descritto una situazione dell’Italia molto positiva anche rispetto ad altri grandi Paesi europei.
Ci sarà dunque questo sciopero generale il 29 novembre, che si può spiegare solo con una ragione politica di pura opposizione: se infatti Landini si occupasse dei lavoratori anche nella sostanza, oltre che nelle chiacchiere, non potrebbe ignorare che, per fare un esempio, l’operazione presente nella manovra sul cuneo fiscale produce un beneficio reale e un aumento dei salari più bassi, numeri alla mano: per i redditi fino a 25 mila euro un aumento netto in busta paga di 1.750 euro l’anno; per i redditi tra i 25 mila e i 35 mila il beneficio sarà di 2.450 euro l’anno; per i redditi tra i 35 mila e i 40 mila, l’effetto sarà di 2.400 euro netti l’anno. Una misura che coinvolge i salari più bassi, cioè i lavoratori di cui si dovrebbe interessare un segretario della Cgil.
Ovviamente non si tratta della panacea di tutti i mali per la classe lavoratrice italiana. Ma è una manovra realistica, in un contesto europeo e internazionale complesso e sfavorevole, con una guerra alle porte dell’Europa e una in Medio Oriente. Allora perché, visti i numeri, uno sciopero generale? Una risposta l’ha fornita il segretario della Cisl, Luigi Sbarra: “A Maurizio Landini consigliamo vivamente di rivestire i panni del sindacalista e di smetterla di fare da traino a un’opposizione politica che non ha davvero bisogno di collateralismi. Si rischia in questo modo di fare un danno sia ai partiti sia alla rappresentanza sindacale, che perde di credibilità e di autonomia. Caro Landini, le egemonie non esistono più, se non per chi se le auto-infligge”.
Ma Landini non vuole fare il sindacalista, non ha come baricentro le ragioni e le battaglie per i lavoratori: vuole fare proprio collateralismo in favore dell’opposizione di sinistra. A tutti gli effetti è il vice Elly, contento lui…