Berlusconi da lassù spiega il peggio del comunismo

· 22 Settembre 2024


In questa nuova puntata della rubrica “Alta Tiratura”, Alessandro Gnocchi ci parla del ritorno in libreria dell’autobiografia dello scrittore e divulgatore scientifico Isaac Asimov “Io, Asimov” (Il Saggiatore, 720 pagine, 34 euro) e di “Nexus”, saggio sulle reti informazione e sull’intelligenza artificiale scritto da Yuval Noah Harari (Bompiani, 712 pagine, 25 euro). Poi racconta di un nuovo marchio editoriale, nato in seno al gruppo Mondadori, che si chiama “Silvio Berlusconi Editore”: pubblicherà prevalentemente libri di scienze politiche. I primi tre volumi usciti sono “On leadership”. l’autobiografia di Tony Blair, che con Berlusconi ebbe un rapporto di amicizia personale, le “Lettere inglesi” di Voltaire e un autentico pilastro della storiografia sul comunismo: “Il passato di un’illusione” di François Furet (878 pagine, 30 euro).

Gnocchi spiega come questo saggio monumentale (uscito per la prima volta nel 1995) costituisca una pietra tombale sul comunismo anche come idea in sé, sbricioli ogni pregiudizio in suo favore. Il comunismo, dice Furet, è sempre stato un’idea che implicava la violenza e la coercizione, perché sono i soli modi di imporre l’uguaglianza. Per citare solo alcuni temi: Furet descrive l’identità esistente fra Lenin e Hitler nell’odio per la borghesia (il tema verrà approfondito dallo storico tedesco Ernst Nolte), perché è portatrice dell’idea del capitalismo, che essendo fondato sulla libertà non poteva che essere inviso a due sistemi politici che invece erano fondati sulla coercizione e sul peso totale dello Stato sulle persone.

Per quanto riguarda l’Italia, i comunisti nostrani non vennero mai presi in considerazione da Mosca: l’unico italiano che il Cremlino teneva in conto era Palmiro Togliatti, che era rispettato e ascoltato, la qual cosa lo rende complice degli atti criminali dello stalinismo e del comunismo sovietico. In momenti decisivi in cui avrebbe potuto guadagnarsi sul campo l’indipendenza dal soviet, il comunismo italiano si sdraiò sulle posizioni di Mosca: per esempio, sui fatti di Budapest del 1956, il partito comunista italiano arrivò a sostenere che i ragazzi ungheresi erano dei controrivoluzionari, dei piccoli borghesi che andavano schiacciati, non dei socialisti che volevano più libertà. A scrivere gli articoli con queste considerazioni fu Giorgio Napolitano, che infatti in seguito fu dichiarato a lungo persona sgradita in Ungheria…


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