L’Iran lavora per Kamala. E nessuno si spaventa?
Giovanni Sallusti · 20 Settembre 2024
Cari ascoltatori, questa mattina vorremmo mettere a fuoco una notizia che, non essendo gossip, fatica a trovare spazio nelle riflessioni dei nostri giornali. L’Fbi ha dichiarato di aver scoperto che gli hacker dell’Iran, una dittatura islamista, architetto del terrore in Medio Oriente, regista del 7 ottobre e di tutto quello che ne è conseguito, alleata della Russia putiniana, ha sottratto informazioni sensibili che riguardano il candidato Donald Trump e le ha girate alla campagna dei democratici. Lo ha detto l’Fbi, una delle colonne portanti del deep state americano, che non è affatto una holding dell’impero Trump.
Ci vengono in mente tutti quelli che negli anni scorsi ci hanno fracassato gli zebedei sul Russia-gate, sul fatto che Trump fosse un pupazzo di Putin guidato dagli hacker russi, cosa non solo mai dimostrata (di quegli hacker non è mai stata trovata traccia), ma anche contraddetta dai quattro anni di mandato Trump, in cui Putin non ha segnato nessun punto, non ha invaso nessun territorio.
La notizia odierna sugli hacker iraniani fa pensare che Teheran abbia interesse a sostenere la campagna dei democratici; se si aggiunge che nei giorni precedenti al primo tentato omicidio dell’ex presidente i servizi americani riportavano segnali che che l’Iran sembrava interessato a eliminare Trump, ne esce un quadro inquietante: una delle peggiori dittature del pianeta cerca di insinuarsi nelle elezioni della più grande democrazia del pianeta e ha nel mirino uno dei due candidati.
Questa è una notizia che non solo dovrebbe essere in apertura dei quotidiani, ma andrebbe indagata, scavata, perché è un allarme gravissimo, una chiamata ad alzare la guardia, tanto che la stessa Cnn, pur essendo molto filo-dem, si è ricordata di essere un media giornalistico e non ha potuto evitare di riportarla. I nostri media invece sì, una breve in pagina esteri, se va bene.