Ma che cosa diavolo ci fa Erdogan nella NATO?
Giovanni Sallusti · 29 Luglio 2024
Cari ascoltatori, ci chiediamo: che cosa diavolo ci fa Recep Tayyip Erdogan nella Nato? Nelle scorse ore, dopo che un missile di matrice Hezbollah ha ucciso in un campo di calcio 12 bambini appartenenti alla comunità drusa (ricordiamo che Israele è uno stato multietnico, pluralista e è l’unica società aperta del Medio Oriente), il presidente turco ha detto in televisione che sta valutando l’ipotesi di invadere Israele: “Dobbiamo essere forti affinché Israele non possa fare questo ai palestinesi. Come abbiamo fatto in Karabakh, in Libia, possiamo fare lo stesso con loro”.
Il fatto è che Israele è il principale alleato dell’Occidente in Medio Oriente e questo signore è a tutti gli effetti un membro della Nato. La Nato è un’alleanza, come sanno tutti, nata nel dopoguerra per cementare il blocco occidentale rispetto al blocco sovietico, ed è giustificata tutt’oggi perché esistono vari Stati tirannici che minacciano l’Occidente. Non solo: il minimo comun denominatore di chi si riconosce nella Nato comprende anche alcuni valori, la difesa di uno stile di vita, la libertà di impresa e di mercato come organizzazione della vita economica, la libertà individuale, il pluralismo politico, il capitalismo come modello economico, il liberalismo come modello filosofico, la democrazia come organizzazione della società.
Erdogan è la smentita vivente di questi valori: la Turchia da lui guidata è stata la via aperta in cui hanno scorrazzato i traffici che alimentavano l’Isis, una delle più orrende versioni del terrorismo nazi-islamico contemporaneo. Erdogan più volte si è richiamato al califfato universale anche in chiave antioccidentale, al futuro islamico che aspetta l’Europa, cioè la negazione di tutti i valori di cui sopra. Erdogan, all’indomani del 7 ottobre, si è schierato contro Israele e lo ha minacciato militarmente, prestando il fianco alle parole d’ordine di Hamas. Erdogan quindi sta con Hamas, il gruppo nazi-islamico che ha nel suo statuto la cancellazione di Israele, che organizza i pogrom contemporanei.
In questo suo antiebraismo, Erdogan ha rimosso l’antica rivalità con l’Iran, potenza regionale di tradizione sciita, mentre la sua Turchia è chiaramente di tradizione sunnita. Quando entrò nella Nato, nel 1952, la Turchia era un Paese plasmato sulla lezione di Ataturk: uno stato laico e democratico che guardava a Occidente, che non aveva velleità teocratiche o totalitarie. Nella Turchia di oggi gli oppositori hanno margini d’azione molto ristretti, tutte le minoranze sono oppresse, kurdi in primis, la libertà delle donne è limitata: Erdogan ha in testa un modello islamista.
Perché allora Erdogan sta nella Nato? Perché agli americani conviene avere delle basi in Turchia? Può essere, ma anche a Erdogan conviene che quelle basi ci siano, perché la Turchia è un po’ troppo vicina al raggio d’azione della Russia e della nuova Cina imperiale di Xi Jinping. Allora qualcuno lo richiami, qualcuno lo riporti ai suoi doveri minimi, tra i quali non minacciare di invadere il principale alleato dell’America, dell’Europa e dell’Occidente in Medio Oriente. Abbiamo il sospetto che se alla Casa Bianca ci fosse Donald Trump, queste frasi Erdogan non le avrebbe pronunciate…