“Parlando liberaMente” con Claudio Velardi: Sud scuotiti, alza la bandiera dell’autonomia
Giovanni Sallusti · 6 Luglio 2024
La nostra chiacchierata settimanale oggi ospita il fondatore e direttore del “Riformista” Claudio Velardi, con il quale abbiamo parlato come sempre a tutto campo. Prima di tutto le elezioni sulle due sponde della Manica: “la sinistra inglese è una sinistra seria”, dice Velardi, che oggi vince con Starmer ma ieri aveva vinto con Blair: cioè perde quando è estremista (leggi Corbyn) e vince quando è riformista, e “questo accade anche in un sistema strutturalmente bipolare e molto laico, in cui l’appartenenza esiste ma la mobilità elettorale è notevole: se uno schieramento delude, si passa all’altro”.
Dalle nostre parti si copia quel che accade all’estero senza però imparare niente, ci si invaghisce indipendentemente da quel che poi questi nuovi eroi fanno davvero. “La sinistra italiana per esempio si innamorò del leader spagnolo Zapatero, che poi durò poco e scomparve perché aveva politiche per niente riformiste. Adesso tocca alla Francia: copiano il fronte popolare mettendo insieme partiti, è solo un meccanismo imitativo, aggravato dal fatto che c’è una sovrabbondanza di personale politico rispetto all’elettorato, senza una relazione con la società reale: hanno riesumato Maurizio Acerbo, segretario di Rifondazione comunista, e quello che li ha messi tutti insieme è Gianfranco Pagliarulo, presidente dell’Anpi, che è nato nel 1949 e quindi partigiano non è mai stato”.
In Francia, dice Velardi, “non voterei per il fronte popolare, per questa sinistra, non andrei proprio alle urne. Poter scegliere se votare è il bello della democrazia, e infatti i francesi hanno sentito la tensione politica e ci sono andati in massa. In Francia non mi sentirei oggi rappresentato da questi due blocchi che sono artificiosi con un fortissimo carico ideologico dall’una e dall’altra parte. Io ho una visione del mondo molto laica per cui voto per una persona o per un partito se dice delle cose che mi interessano, altrimenti no. E sicuramente questo fronte popolare non mi convince”.
Sul rischio fascismo: “il fascismo non esiste, il dualismo semmai è fra sistema è antisistema: da questo punto di vista mi augurerei che sia la Le Pen a vincere, perché a quel punto dovrà dismettere i panni dell’antisistema, cominciare a fare i conti con la realtà e andare a governare”. Nel 2018, aggiunge Velardi, “non mi scandalizzò che i 5 Stelle andassero al governo con Salvini: si dovettero misurare con la realtà e infatti lì cominciò la loro decadenza”.
Passando all’autonomia differenziata: Velardi da napoletano constata che a Napoli, nel Mezzogiorno, si vive peggio che al nord, meno reddito, meno tessuto infrastrutturale, sociale, civile e culturale.
Per cui, “se una legge che dà la possibilità ai territori di rivendicare un proprio spazio autonomo, invece di dipendere da altri, perché non utilizzarlo? Per me sarebbe motivo d’orgoglio se i governanti meridionali dicessero: prendiamo noi in mano la bandiera dell’autonomia, dateci le risorse giuste, equilibrate per tutti, come è previsto con i Lep, e poi ce la vediamo noi. Poi facciamo crescere una nuova classe dirigente e cerchiamo di non buttare i soldi dalla finestra: il Mezzogiorno non deve più essere assistito, perché da assistiti ci si deprime, i territori non crescono. L’autonomia dovrebbe anche andar oltre, l’autogoverno dei territori è il futuro, altrimenti nel mondo globale finiranno per dipendere sempre da qualche altra entità”.
La politica ancora si oppone perché “il ceto politico meridionale si finanzia con i fondi pubblici che riceve, finanzia le proprie campagne elettorali e il consenso. È un meccanismo semplice, ma in questo modo non fa crescere i territori e non fa crescere gli elettori, e neppure la coscienza civile, sociale e politica degli elettori, i quali votano per un determinato politico perché gli ha concesso una mancia, una qualche garanzia, un qualcosa in più per una sagra di paese: su quella base il politico crea consenso, invece che in base al valore che ha dimostrato di avere, facendo crescere il proprio territorio”.