Fitto in cambio del Green Deal? Sai che affare…

· 26 Giugno 2024


Cari ascoltatori, chi vi parla ha come riferimento culturale una destra conservatrice nel senso dei Tory britannici e dei repubblicani americani: cioè che faccia della libertà individuale il suo baricentro valoriale e programmatico, una destra liberale e liberista che guardi alle stagioni di Margaret Thatcher e Ronald Reagan, che incarnano il momento di maggior prosperità e benessere economico e valoriale dell’Occidente, la stagione che ha causato l’implosione del comunismo sovietico.

Marine Le Pen non è quindi il mio ideale assoluto di destra, ma da stamattina sono diventato un suo tifoso scatenato: spero che il Rassemblement national stravinca, perché l’andazzo in Europa è diventato intollerabile, una presa in giro esplicita, esprime un disprezzo evidente per la sostanza della democrazia. Solo i giornaloni italiani, Repubblica e Stampa in testa, possono oggi esultare per l’accordo senza Meloni ed essere contenti per quest’operazione di puro gattopardismo fra popolari, socialisti, liberali in barba all’esito del voto nei tre Paesi europei principali, Francia, Italia, Germania, la cui destra vincitrice chiede lo stop a follie ideologiche come il green deal, maggiore attenzione alla gestione dell’immigrazione e più cura per la sicurezza nelle periferie urbane d’Europa. Invece lor signori o lor signore come Ursula fanno spallucce, replicano i loro riti e mettono insieme questo accordo. La prossima puntata, non scontata, sarà al Parlamento, perché potrebbero spuntare franchi tiratori, soprattutto fra i popolari scocciati di fare ancora la stampella delle sinistre. Ursula lo sa perché le è già successo: per questo vorrebbe coinvolgere Giorgia Meloni, ovviamente a cose fatte.

Io dubito che la nostra premier accondiscenderà a una compensazione tipo una vicepresidenza con poltrona a Raffaele Fitto: lo dico con tutto il rispetto, ma l’idea di Fitto in cambio del gattopardismo eurocratico, popolar-socialista, ambientalista talebano, non credo proprio sia un affare che valga la candela, chiunque lo capirebbe facilmente. Allora, di fronte a questo scenario insultante, spero davvero che Marine abbia un successo travolgente: se accadesse, come farà Macron a continuare a portare avanti queste politiche sull’asse Parigi-Berlino, con alle spalle un’assemblea nazionale dominata da Rassemblement national?

Il voto francese è la maggior sveglia che al momento si possa suonare a questi signori; poi a novembre ci saranno le elezioni negli Stati Uniti e potrebbe essere eletto Trump: e allora, di nuovo, che faranno questi signori, quando dovranno confrontarsi con il nuovo presidente del Paese leader del mondo libero? Quindi, che ci piacciano del tutto o meno, avanti Marine, avanti Donald.


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