L’autonomia è legge. Dedicato a Umberto

· 19 Giugno 2024


Cari ascoltatori, dopo una maratona notturna a Montecitorio l’autonomia differenziata è dunque ufficialmente legge dello Stato: quindi stamane la cronaca politica registra il conseguimento del risultato più importante nei quarant’anni di storia della Lega, su un tema che coincide con il motivo della genesi del partito e con la sua stessa identità: la questione dei territori, la questione settentrionale, la lotta al centralismo romanocentrico. Non solo: è anche l’applicazione materiale della lezione del fondatore Umberto Bossi, un grande risultato di bossismo, anzitutto da un punto di vista del contenuto.

Ricordiamolo: è un merito indiscusso di Umberto Bossi aver posto per primo la detta questione dei territori e la questione settentrionale, ma anche la questione dell’insostenibilità economica, istituzionale, perfino morale del centralismo su cui si reggeva la Repubblica italiana. Ed è un suo merito storico aver imposto questa discussione in cima all’agenda della politica, averne fatto un alfabeto addirittura trasversale, perfino presso la stessa sinistra. La sinistra questa notte ha imbastito barricate surreali contro la legge sull’autonomia, ha riscoperto (sproloquiando di attentato alla Costituzione) la bandiera tricolore che negli ultimi anni era sempre stata trattata come sinonimo di nazionalismo e criptofascismo; ma l’autonomia differenziata consiste nell’applicazione letterale della Costituzione, la quale incentiva le autonomie locali. Il fatto è che, prima di questo pasticcio ideologico e contraddittorio, la sintassi politica dell’autonomia e di un pragmatico federalismo aveva attecchito anche a sinistra, per esempio con la riforma del titolo V.

Quindi dobbiamo a Umberto Bossi la presenza di questi temi come costante della politica della Seconda Repubblica: e non solo nel merito, ma anche nel metodo, nella strategia politica. L’ha ricordato recentemente più volte Matteo Salvini: la Lega sta incidendo di più in questo governo di centrodestra con i numeri attuali (che non sono affatto le percentuali agonizzanti che avevano previsto i soloni del mainstream, la Lega è sopra il 9%, alle europee è andata meglio delle politiche), rispetto a quelli, assai maggiori, che si potevano vantare nel governo giallo-verde, perché, ha sottolineato Salvini, oggi siamo in un governo plurale ma coeso da un punto di vista valoriale. Questa è un’altra lezione fondamentale di Bossi, che ci ha insegnato a far pesare il consenso, ci ha insegnato che la Lega è sindacato dei territori, sindacato della questione territoriale: e, indipendentemente dalle percentuali, ha sempre spinto per farsi valere, per incidere, pressando anche governi amici e tenendo ferma la bandiera dell’ottica federale. Ecco, anche dal punto di vista del metodo il risultato di questa notte è un capolavoro di bossismo: la Lega non è attualmente il socio di maggioranza del governo, non è al suo massimo storico ma ha ottenuto il massimo storico sulla sua questione identitaria, la questione dell’autonomia.

Allora oggi, oltre all’attuale dirigenza leghista, al centrodestra e a tutti coloro che hanno sostenuto la filosofia che ha reso possibile questa legge, grande vincitore è Umberto Bossi. Siamo particolarmente felici di dirlo, con la postilla del paradosso per cui Bossi risulta grande vincitore anche contro se stesso, dopo la punta un po’ surreale di cronaca per cui il fondatore ed ex segretario del partito ha fatto ventilare l’ipotesi di dare il suo voto a un altro partito; e proprio nelle settimane in cui la Lega avrebbe portato a casa un risultato che senza di lui non sarebbe esistito, che ha a che fare con il senso stesso del suo impegno politico.

Cari ascoltatori, non c’è altro, non c’è spazio per sterili rancori fuori tempo massimo, e lo ribadiamo: oggi è anche una grande vittoria di Umberto Bossi e dedichiamo anche a lui l’approvazione dell’autonomia.


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