Hanno messo in croce Claudio Borghi per aver detto un’ovvietà. Il presidente della Repubblica quando richiama la sovranità europea fa un auspicio, per carità, legittimo, ma la sovranità europea non esiste in sé: c’è in quanto gli Stati hanno accettato di cedere a strutture a-democratiche con un procedimento non perfettamente democratico pezzi della loro sovranità. Le affermazioni di Sergio Mattarella più che nella Costituzione della Repubblica Italiana – di cui è il garante – trovano fondamento nella sua antica militanza di democristiano-sociale che lo fece eleggere come deputato del Pd. E’ l’idea del vincolo esterno formulata da Beniamino Andreatta che non aveva troppa fiducia in quel popolo italiano a cui invece il primo articolo della nostra Costituzione affida l’esercizio della sovranità. Sergio Mattarella fa parte di quella corrente di pensiero degli ottimati, tutti banchieri, che furono Guido Carli, Carlo Azeglio Ciampi, anche se seduto su uno strapuntino, Romano Prodi, insanguati da Mario Draghi già da allora in ottimi rapporti con chi agiva in nome e per conto della finanza internazionale.
L’idea del vincolo esterno – per dirla in termini calcistici – è il tempo supplementare e truccato della democrazia: se il popolo sovrano dà un risultato che gli ottimati giudicano errato l’arbitro-giocatore lo cambia. Nella storia recente di interventi simili della presidenza della Repubblica ne abbiamo più e più volte visti. Altrimenti non si spiegherebbe come il Pd abbia governato per oltre dieci anni in assenza di consenso elettorale, o come alcuni “tecnici” abbiano potuto affossare le finanze pubbliche più degli eletti dal popolo. Valga per tuti il governo di Mario Monti che fa esplodere il debito emulato poi da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni tutti di stretta osservanza Pd. Sergio Mattarella richiamando la sovranità europea di fatto si appella al vincolo esterno. Per giustificarlo i soliti commentatori che stanno aggrappati al Colle come naufraghi della sinistra alla scialuppa di salvataggio invocano l’articolo 11 della Costituzione che di Europa non parla. Recita invece: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Bruxelles non ha una politica estera comune, non ha una difesa comune. La guerra in Ucraina, gli attacchi terroristici di Hamas a Israele sono lì a dire che l’Europa non conta nulla sullo scenario internazionale. Come può inverarsi l’articolo 11 a queste condizioni? Peraltro il popolo che detiene la sovranità in Italia non è mai stato consultato sulla possibilità di cederne parte all’Europa che peraltro ha una struttura non pienamente democratica. Sabato e domenica si va a votare per eleggere dei deputati a sovranità limitata. Il Parlamento è solo un co-legislatore, l’assemblea di Strasburgo non elegge direttamente la Commissione europea, deve solo approvarla e questo limitatamente al Presidente che è scelto dal Consiglio europeo. I singoli Commissari sono proposti dal Presidente e nominati dal Consiglio europeo (cioè dai governi dei singoli Stati) col Parlamento che è solo chiamato ad approvarli. E il bello è che in Italia si grida contro il premierato! Il Parlamento non ha autonomia sul proprio regolamento e non ha alcun potere sulla Commissione: non può mandarla a casa.
Si capisce perché ai fautori del vincolo esterno piaccia tanto la sovranità europea. Se si governa in Italia senza consenso popolare si può in Europa promuovere leggi che costringono il popolo italiano ad adeguarsi. Ai costituzionalisti che invocano l’articolo 11 della nostra Carta si consiglia la lettura dell’articolo 50 del Trattato europeo che recita: “Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione.” Dunque non c’è alcuna cessione irrevocabile di sovranità. Si comprende perciò come le affermazioni del senatore della Lega Claudio Borghi non siano affatto una censura verso il presidente della Repubblica, ma un’opinione difforme da quella di Sergio Mattarella perfettamente legittima.
Ma vi sono due ulteriori considerazioni da svolgere. C’è un continuo, ancorché velato, richiamo al manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli – cofirmato da Ernesto Rossi ed Eugenio Colorini – ma forse ai difensori del vincolo esterno potrebbe andare di traverso, a cominciare da questo passaggio che è l’antitesi dell’Europa dei denari come si è finora conformata: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista.” Infine: se, come più che possibile, il primo partito sabato e domenica prossima sarà quello dell’astensione, cioè di una conclamata indifferenza del popolo all’Europa, si potrà ancora invocare la sovranità europea? Si potrà ancora fingere che non ci sia un dissenso manifesto e profondo verso una costruzione burocratica che nulla ha aggiunto al benessere e che soprattutto ha fallito il suo primo scopo: mantenere la pace? Rileggendo l’articolo 1 della nostra Costituzione bisognerebbe chiedersi se il popolo è così felice di rinunciare alla propria sovranità.
Hanno crocifisso Borghi per aver detto un’ovvietà: non c’è “vincolo esterno” in Costituzione!
Carlo Cambi · 6 Giugno 2024
Hanno messo in croce Claudio Borghi per aver detto un’ovvietà. Il presidente della Repubblica quando richiama la sovranità europea fa un auspicio, per carità, legittimo, ma la sovranità europea non esiste in sé: c’è in quanto gli Stati hanno accettato di cedere a strutture a-democratiche con un procedimento non perfettamente democratico pezzi della loro sovranità. Le affermazioni di Sergio Mattarella più che nella Costituzione della Repubblica Italiana – di cui è il garante – trovano fondamento nella sua antica militanza di democristiano-sociale che lo fece eleggere come deputato del Pd. E’ l’idea del vincolo esterno formulata da Beniamino Andreatta che non aveva troppa fiducia in quel popolo italiano a cui invece il primo articolo della nostra Costituzione affida l’esercizio della sovranità. Sergio Mattarella fa parte di quella corrente di pensiero degli ottimati, tutti banchieri, che furono Guido Carli, Carlo Azeglio Ciampi, anche se seduto su uno strapuntino, Romano Prodi, insanguati da Mario Draghi già da allora in ottimi rapporti con chi agiva in nome e per conto della finanza internazionale.
L’idea del vincolo esterno – per dirla in termini calcistici – è il tempo supplementare e truccato della democrazia: se il popolo sovrano dà un risultato che gli ottimati giudicano errato l’arbitro-giocatore lo cambia. Nella storia recente di interventi simili della presidenza della Repubblica ne abbiamo più e più volte visti. Altrimenti non si spiegherebbe come il Pd abbia governato per oltre dieci anni in assenza di consenso elettorale, o come alcuni “tecnici” abbiano potuto affossare le finanze pubbliche più degli eletti dal popolo. Valga per tuti il governo di Mario Monti che fa esplodere il debito emulato poi da Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni tutti di stretta osservanza Pd. Sergio Mattarella richiamando la sovranità europea di fatto si appella al vincolo esterno. Per giustificarlo i soliti commentatori che stanno aggrappati al Colle come naufraghi della sinistra alla scialuppa di salvataggio invocano l’articolo 11 della Costituzione che di Europa non parla. Recita invece: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.”
Bruxelles non ha una politica estera comune, non ha una difesa comune. La guerra in Ucraina, gli attacchi terroristici di Hamas a Israele sono lì a dire che l’Europa non conta nulla sullo scenario internazionale. Come può inverarsi l’articolo 11 a queste condizioni? Peraltro il popolo che detiene la sovranità in Italia non è mai stato consultato sulla possibilità di cederne parte all’Europa che peraltro ha una struttura non pienamente democratica. Sabato e domenica si va a votare per eleggere dei deputati a sovranità limitata. Il Parlamento è solo un co-legislatore, l’assemblea di Strasburgo non elegge direttamente la Commissione europea, deve solo approvarla e questo limitatamente al Presidente che è scelto dal Consiglio europeo. I singoli Commissari sono proposti dal Presidente e nominati dal Consiglio europeo (cioè dai governi dei singoli Stati) col Parlamento che è solo chiamato ad approvarli. E il bello è che in Italia si grida contro il premierato! Il Parlamento non ha autonomia sul proprio regolamento e non ha alcun potere sulla Commissione: non può mandarla a casa.
Si capisce perché ai fautori del vincolo esterno piaccia tanto la sovranità europea. Se si governa in Italia senza consenso popolare si può in Europa promuovere leggi che costringono il popolo italiano ad adeguarsi. Ai costituzionalisti che invocano l’articolo 11 della nostra Carta si consiglia la lettura dell’articolo 50 del Trattato europeo che recita: “Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di recedere dall’Unione.” Dunque non c’è alcuna cessione irrevocabile di sovranità. Si comprende perciò come le affermazioni del senatore della Lega Claudio Borghi non siano affatto una censura verso il presidente della Repubblica, ma un’opinione difforme da quella di Sergio Mattarella perfettamente legittima.
Ma vi sono due ulteriori considerazioni da svolgere. C’è un continuo, ancorché velato, richiamo al manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli – cofirmato da Ernesto Rossi ed Eugenio Colorini – ma forse ai difensori del vincolo esterno potrebbe andare di traverso, a cominciare da questo passaggio che è l’antitesi dell’Europa dei denari come si è finora conformata: “La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista.” Infine: se, come più che possibile, il primo partito sabato e domenica prossima sarà quello dell’astensione, cioè di una conclamata indifferenza del popolo all’Europa, si potrà ancora invocare la sovranità europea? Si potrà ancora fingere che non ci sia un dissenso manifesto e profondo verso una costruzione burocratica che nulla ha aggiunto al benessere e che soprattutto ha fallito il suo primo scopo: mantenere la pace? Rileggendo l’articolo 1 della nostra Costituzione bisognerebbe chiedersi se il popolo è così felice di rinunciare alla propria sovranità.
Autore
Carlo Cambi
Opinione dei lettori