Il verminaio anti-Lega e il grillino col conflitto d’interesse
Giovanni Sallusti · 1 Dicembre 2025
Cari ascoltatori, fatto salvo che ognuno può coltivare passioni e anche perversioni a suo piacimento – materia di psicologia, non nostra – da qualche giorno sul tavolo della cronaca e della politica è tornato prepotentemente d’attualità il “dossier spioni”: vi ricordate, quello che era partito dall’attività compulsiva, di certo superiore alla media, del finanziere Pasquale Striano, che era deputato a gestire le Sos, le segnalazioni sulle operazioni finanziarie sospette. A cavallo tra il 2019 e il 2020 effettuò una gran quantità di accessi che riguardavano personalità in vari campi, fra i quali la politica: a quanto pare sempre con un certo strabismo che lo portava a “osservare” più volentieri esponenti della maggioranza di centrodestra, e magari a trascurare altre segnalazioni. Fra le cose emerse, pare che ci fosse una passione marcata della Procura generale antimafia per tutte le segnalazioni, soprattutto delle Sos, che potevano riguardare la Lega. Quella Procura era allora guidata da Federico Cafiero De Raho, che oggi è deputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia.
In questi giorni il quotidiano Libero è uscito con un’inchiesta su quel momento anomalo in cui venivano inviate in massa le segnalazioni alla Procura antimafia: per fare un esempio, ce n’è una che riguarda supposti flussi finanziari della Lega Nord in cui sarebbe stata coinvolta una società fiduciaria lussemburghese non meglio specificata, per poi precisare che le movimentazioni non sarebbero correlate ai fatti ipotizzati, cioè veleno che si rivela privo di sostanza.
Rimane il fatto che, scrive Libero, quando De Raho riceve queste segnalazioni le trasmette d’impulso a ben quattro procure, non una: Bergamo, Roma, Milano e Genova, tanto da provocare la reazione del procuratore di Milano Francesco Greco per l’invasione di campo. Le segnalazioni, che già in sé avevano ipotesi di reato vaghissime, che infatti svanivano rapidamente, non riguardavano mafia o terrorismo: quindi, perché le Procure italiane venivano inondate dalle segnalazioni sulla Lega provenienti dalla Procura antimafia guidata da De Raho, che oggi è un parlamentare M5s?
Fra l’altro, all’epoca dei fatti, il governo gialloverde stava collassando, e nei sondaggi la Lega di Salvini stava doppiando i grillini: non c’è bisogno di essere complottisti per farsi delle domande sulla tempistica e sulla ratio di tutta quell’attività di dossieraggio. Aggiungiamo un particolare, che particolare non è: oltre al finanziere Striano, per questa vicenda sono indagati anche alcuni giornalisti del Domani, con l’ipotesi dell’accusa che ne fossero gli istigatori, in pratica un corto circuito per cui sono i giornali di sinistra a dettare l’agenda agli spioni…
E ancora: De Raho, in quanto ex magistrato che lavorava allora alla Procura antimafia, è stato convocato dal procuratore di Perugia Raffaele Cantone e, come scrive oggi Mario Sechi su Libero, ha potuto consultare gli atti su cui gli avrebbero fatto le domande, in quanto è vicepresidente della Commissione antimafia. Insomma capite che siamo davanti a un coacervo di strutture che è difficile districare. Ma gli interrogativi sono inquietanti: c’è stata una mirata attività di dossieraggio contro il centrodestra e contro la Lega; quest’attività ha coinvolto personalità, anche di spicco, che ora siedono in Parlamento ai banchi dell’opposizione; De Raho quando viene interrogato sui fatti di allora conosce già il dossier grazie al suo ruolo in Commissione antimafia, e questo è un gigantesco conflitto di interessi. Termine che però questa volta le anime belle non spendono. Siamo veramente nel significato più capillare della parola “verminaio”.
