Cari figli di papà, almeno il nazismo lasciatelo stare
Giovanni Sallusti · 14 Novembre 2025
Cari ascoltatori, oggi è stato il No Meloni Day, come vedete costruttivo fin dal titolo, il giorno della grande protesta degli studenti, delle scuole superiori e anche degli universitari contro la premier, contro il governo, contro il centrodestra, che tra le altre cose secondo loro starebbe portando in guerra il Paese.
Tra gli animatori di questa scampagnata del venerdì, per non restare indietro un po’ analoga ai venerdì dei sindacati, ci sono dei gruppi che ne hanno anche contestati altri, accusati di essere troppo moderati o vicini al Pd, per esempio la Rete degli studenti medi, trattati quasi da traditori: tra queste organizzazioni di scalmanati segnaliamo Osa e Cambiare Rotta. Il menu della giornata era un potpourri che andava dal genocidio in Palestina (che non solo non c’è, ma da un mese è pure in atto una tregua, imposta da Donald Trump con un capolavoro diplomatico), alla manovra che non va bene a priori; e alla riforma del ministro Valditara, che è sempre in cima alle preferenze degli studenti in protesta.
Parole d’ordine: il “blocchiamo tutto” landinese e il “contro la finanziaria di guerra vogliamo minimo 20 miliardi per università e ricerca”. Dove poi starà questa finanziaria di guerra non si sa, fra l’altro il ministro Giancarlo Giorgetti è notoriamente molto attento a tutti i fronti di spesa e la difesa non fa eccezione. In molte città, tra cui Torino, alla testa dei cortei c’erano i Fridays for future, i gretini nostrani che, come la loro capofila Greta Thunberg, si sono riciclati in ultra pro-pal.
Insomma, s’è visto il solito campionario dei figli di papà in protesta di venerdì contro il sistema – su un Frecciarossa è apparsa la graziosa scritta “Meloni appesa” – con tanto di attacco e minacce alle forze dell’ordine: l’eterno ritorno di un rito molto borghese, su cui aveva già detto tutto Pier Paolo Pasolini, di cui ricorre il 50esimo anno dalla scomparsa. Da questo canovaccio tristanzuolo è uscito anche un cartello che testimonia un clima: c’è scritto in grande “Il quarto Reich” e sotto i volti di Donald Trump, Benjamin Netanyahu, Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Ma scusate, davvero parliamo del presidente della più grande democrazia liberale del mondo, che un lievissimo ruolo nella sconfitta del nazifascismo l’ha giocato? E del leader dello Stato degli ebrei, sorto anche in conseguenza della tragedia della Shoah, causata dal nazismo? E davvero si dà dei nazisti alla presidente del Consiglio e al vicepresidente e segretario della Lega, due leader democratici e democraticamente eletti dagli italiani? Che cosa hanno a che fare con il nazismo?
Cari figli di papà, protestate, spaccate, bloccate, gridate slogan più o meno beceri sulla finanziaria di guerra o altre amenità, ma almeno tenete il nazismo fuori dal vostro venerdì da signorini in giro per le strade, la tragedia suprema del Novecento, i 60 milioni di morti della Seconda guerra mondiale, i 6 milioni di morti dell’Olocausto, il totalitarismo nella sua veste più tetra e tragica; anzi, una delle due, perché l’altra si chiama comunismo ed è altrettanto terribile e definitiva, ma questo voi non lo dite mai.
Dentro questa commedia della protesta contro il governo di centrodestra non tirate in ballo un periodo storico così drammaticamente serio, ci sentiamo stupidi al solo doverlo ribadire: accusare un avversario politico di essere un nazista è un atto moralmente ripugnante. Allestite i vostri fantocci, le scritte più volgari, ma, santo cielo, almeno il nazismo no!
