Landini, che sagoma: dice sì alla rivolta sociale e no ai salari più alti

· 4 Novembre 2025


Cari ascoltatori, stasera vi diamo una apparente notizia clamorosa, che in realtà è una non notizia. Il principale sindacato italiano – o ex – cioè la Cgil (ormai trasformato nel capofila del cartello dell’antagonismo pro-pal), non ha firmato il nuovo contratto nazionale di lavoro per i dipendenti degli enti locali, vale a dire il personale di regioni, comuni, province, città metropolitane, camere di commercio. Un accordo che tra l’altro prevede aumenti di stipendio di circa il 6%.

Sulla carta è una notizia clamorosa, che il principale sindacato italiano non firmi un accordo di cui tra l’altro beneficeranno anche i suoi iscritti, e preferisca la narrazione di una posizione inflessibile. Parliamo di dipendenti pubblici che sicuramente meritavano questi aumenti di stipendio, anche data la contingenza e l’esplosione dei prezzi e via dicendo, che usufruiscono di un inquadramento contrattuale con maggiori garanzie, non solo di stipendio netto, ma anche di contribuzione, certezza del posto di lavoro, superiori ad altre categorie, autonomi in primis.

Questo è il contesto del comparto destinatario del contratto di cui si parla, che prevede aumenti mensili lordi di circa 140 euro, pari al 5,78%, ma anche l’introduzione di novità sulla flessibilità oraria e lo smart working, in primis la possibilità di distribuire le 36 ore settimanali su quattro giorni, che è un altro risultato realistico e tangibile, soprattutto se si mette sulla bilancia quanto è diversa la vita dei lavoratori che sono obbligati ad alzare la serranda, a mettere la testa sui conti e sull’attività sette giorni su sette, 24 ore su 24.

Come ha spiegato il presidente dell’Aran Antonio Nadeo, l’accordo raggiunto “rappresenta un equilibrio tra le legittime aspettative del personale e degli enti locali e la sostenibilità del sistema”, cioè è un buon accordo. Ma di tutto questo alla Cgil non importa niente, e infatti non ha firmato gli aumenti concreti per i lavoratori concreti. Perché? Perché a Landini interessa, lo dice lui stesso da mesi, la rivolta sociale contro il governo dei fascisti guidato da una meretrice (questo è una “cortigiana”, una prostituta). Su questa narrazione Landini ha messo il cappello più volte, ha dato sponda all’estremismo pro-pal più triviale, al punto di dichiarare di essere pronto a mettere il sindacato al servizio degli sbandati della flotilla; ma per i lavoratori, zero, nemmeno un contratto migliorativo solo da firmare.

Questa acuta politica, di occuparsi di Gaza, spingere le tesi pro-pal e sventolare le bandiere più strampalate, dal gretinismo al terzomondismo, perfino al cinema vessato dal governo, nel 2025 ha fruttato alla Cgil la fuga di 45 mila iscritti. Ma a Landini non importa nulla. Lui prosegue dritto, perché la Cgil è solo lo strumento con cui alimenta la sua ambizione politica. E le antiche, vere battaglie, gli aumenti dei salari? Quali aumenti?


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