Solidali con Ranucci: nessuno tocchi l’avversario
Giovanni Sallusti · 17 Ottobre 2025
Cari ascoltatori, è drammatico quel che è accaduto al giornalista di report Sigfrido Ranucci, come sapete nella notte davanti alla sua casa di Pomezia la sua auto e quella di sua figlia sono state fatte saltare in aria con una bomba, che secondo gli inquirenti aveva il potenziale per uccidere. Si tratta di un atto di gravità immane, e lo diciamo con doppia convinzione perché non condividiamo nulla delle idee, dell’orientamento politico e del modo di intendere il giornalismo militante di Ranucci: noi siamo ancora di più e a maggior ragione al suo fianco perché è urgente ripristinare l’abc della convivenza civile.
I massimi rappresentanti delle istituzioni e del governo hanno immediatamente comunicato la loro solidarietà a Ranucci, a partire dalla premier Giorgia Meloni che ha espresso “ferma condanna per il grave atto intimidatorio, la libertà e l’indipendenza dell’informazione sono valori irrinunciabili delle democrazie, che continueremo a difendere”. È intervenuto anche il vicepremier Matteo Salvini: “Quanto successo a Pomezia è di una gravità inaudita e inaccettabile: totale solidarietà a Sigfrido Ranucci e alla sua famiglia”.
E ha fatto doppiamente bene il ministro Matteo Piantedosi a ordinare che sia rafforzata ogni misura di protezione per il giornalista di Report: siamo ai fondamenti dello Stato di diritto, della convivenza civile, del riconoscimento reciproco, delle regole del gioco. Noi diciamo di più: tutto questo va ripristinato a ogni livello e su ogni fronte, senza bisogno che a dare la sveglia intervengano episodi estremi come le bombe.
Per esempio, quando Maurizio Landini, segretario della Cgil che è il principale sindacato italiano, dà alla presidente del Consiglio della “cortigiana”, cioè, dizionario alla mano, meretrice o donna di facili costumi, allora si deve dimettere, perché le sua parole abbattono il paletto minimo della dialettica democratica, le premesse dell’esistenza di un alfabeto. Lo stesso vale per i galantuomini che in certe manifestazioni – convocate anche da soggetti istituzionali, da partiti che stanno in Parlamento – srotolano striscioni che inneggiano al 7 ottobre, al pogrom, alla caccia dell’ebreo in quanto ebreo, all’omicidio più efferato fino alla decapitazione di bambini. Ecco, da costoro bisogna che tutti, promotori del corteo inclusi, prendano radicalmente le distanze, e che il corteo cambi strada, che quello striscione venga accartocciato, che nessuno si mischi con questi antisemiti violenti. E lo stesso vale quando spuntano post e manifesti con Giorgia Meloni e Matteo Salvini a testa in giù, e si inneggia a un piazzale Loreto per i vertici del governo, come hanno fatto alcuni del milieu pro-pal. Proprio i pro-pal dovrebbero dire a gran voce che con questa gente non vogliono avere a che fare.
Intendiamo che il fatto gravissimo che ha colpito Ranucci ci dà l’occasione di riflettere sul fatto che a tutti i livelli, dalle semplici parole in un talk o in un’intervista, alle manifestazioni nelle strade, va ripristinata la civiltà del confronto anche quando è il più duro: il rispetto della persona dell’avversario deve essere intoccabile.