Se ti uccide Hamas vali meno: a sinistra tutti zitti

· 15 Ottobre 2025


Cari ascoltatori, oggi si può scomodare George Orwell e parafrasare un famoso aforisma de “La fattoria degli animali”: tutte le vite dei palestinesi sono uguali, ma alcune sono meno uguali delle altre. Ci riferiamo alla nuova guerra che è deflagrata a Gaza: e non è quella fra lo Stato ebraico oggetto del pogrom del 7 ottobre e la banda nazi-islamica che l’ha realizzato, che è stata appena chiusa da Donald Trump, con buona pace dei pacifinti nostrani.

Infatti, mentre procedono i passi dell’accordo di pace che ha coinvolto i principali attori del mondo arabo e può ridisegnare il Medio Oriente all’insegna della prosperità e della cooperazione, a Gaza i palestinesi stanno ancora morendo. Ma accade per mano di Hamas e quindi fanno meno notizia, suscitano meno empatia nel mainstream, fanno meno tendenza sui social delle anime belle. Si tratta di una resa dei conti nella Striscia,: un esempio agghiacciante sta facendo il giro del web, un video in cui quattro persone incappucciate e ammanettate vengono fatte inginocchiare, alle spalle di ognuno di loro c’è un galantuomo di Hamas armato di Kalashnikov e, dopo una ritualità su cui il video indugia, vengono ammazzate tutte.

Hamas sta “regolando i conti” con gruppi rivali, formalmente legati a Fatah o all’universo salafita: c’è un ottimo articolo di Gian Micalessin, oggi sul Giornale, che dipana la galassia di questa guerra civile. I giustiziati appartenevano al gruppo Doghmosh, che conta dai 15 ai 20 mila membri e domina il quartiere Sabra di Gaza City: hanno legami salafiti e sono concorrenti di Hamas. C’è poi il clan beduino di Yasser Abu Shabab, signore del contrabbando con il Sinai nella zona di Rafah, pure nemico di Hamas e quindi soggetto alla caccia e alle esecuzioni di Hamas. E ci sono poi i gruppi che hanno invece più solidi legami con Fatah. Nessun gruppo è composto da galantuomini, però restano persone che vengono giustiziate in mezzo alla strada.

E nel frattempo è partita anche la caccia al dissidente, al civile palestinese che non voleva e non vuole vivere sotto Hamas. Ebbene per tutti costoro, siano bande rivali concorrenti o semplici civili perseguitati, non abbiamo visto una Francesca Albanese che fa una qualche tirata televisiva, non c’è alcun Maurizio Landini che annuncia scioperi generali, e nemmeno un editoriale collettivo lacrimevole che chiede la deposizione delle armi, né attori e attorucoli che fanno appelli, niente marce, niente talk tv che rilanciano le immagini all’infinito. Insomma, non c’è alcun segno di vita da parte del mainstream: eppure fino a ieri era molto sensibile ai civili palestinesi uccisi nella guerra di Gaza. Ma quelli di questi giorni muoiono nel silenzio delle anime belle perché la mano di Israele, l’unica democrazia del Medio Oriente, stavolta non c’entra: ad ammazzarli sono i tagliagole di Hamas, e quindi sono morti che valgono meno…


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