Marco Bassani: la pax trumpiana è forza e commerci

· 11 Ottobre 2025


Questa settimana, a “Parlando liberaMente”, la nostra intervista settimanale con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo, Giovanni Sallusti discute del piano di pace in Medio Oriente firmato da Israele e Hamas e dell’importante ruolo avuto da Donald Trump con Marco Bassani, docente di storia delle dottrine politiche all’Università Telematica Pegaso ed esperto di Stati Uniti d’America.

“L’idea che la pace sia meglio della guerra è la grande forza su cui è fondato il piano di Trump. Naturalmente siamo agli inizi, ma il punto cruciale è che gli Stati Uniti sono al centro delle questioni del Medio Oriente. Non si tratta di una vittoria di Israele, perché Trump si è molto arrabbiato con il governo Netanyahu dicendo che non può più comportarsi come ha fatto fino a oggi, cioè senza dare retta a ciò che dicevano gli Usa; ma allo stesso tempo disarmerà Hamas”.

“A me quello che ha sempre colpito di Trump, fin da quando è sceso in politica nel 2015, è che ha tentato di fare tutto ciò che diceva: è l’unico politico che cerca di arrivare a realizzare tutto ciò che ha raccontato in campagna elettorale. Si è sempre presentato come un uomo di pace, e lo è: dal 2016 al 2020 gli Stati Uniti non hanno infatti iniziato alcuna nuova guerra. Ed è per questo che viene odiato, anche in patria. È molto lontano dal complesso militare industriale di cui parlava Eisenhower. Anche lo stesso bombardamento in Iran ha chiuso in maniera pragmatica quella che sarebbe stata una lunga guerra su un altro fronte. Magari non avrà fatto sette paci, ma sicuramente sette cessate il fuoco sì. Nessuna altra persona al mondo sarebbe stata in grado di raggiungere un accordo come questo in Medio Oriente”.

“Trump ha fatto bene a non imbastire rapporti geopolitici solo con Israele: del resto la prima potenza mondiale non può farsi dettare la politica da quelli che sono i legittimi interessi di 9 milioni di israeliani. Per gli Stati Uniti avere buoni rapporti con una serie di Paesi arabi è per certi versi ancora più essenziale che averli con Israele. Certo, il timore è che in qualunque momento possa ripartire il conflitto: ecco perché la priorità resta isolare Hamas. Il calcolo dell’organizzazione terrorista era la speranza che Iran o Hezbollah intervenissero in suo soccorso per organizzare la sua resistenza a Gaza, che implicava anche utilizzare tutti i civili come scudo. Ma nessuno di questi attori della regione aveva grosse possibilità di colpire Israele. E così il piano è saltato”.

“Sarebbe francamente bello se il regime iraniano cadesse; mi auguro naturalmente che questo possa essere il risultato di una sollevazione del popolo iraniano, che non merita di vivere sotto questa dittatura teocratica. In questo momento, però, quello che sta succedendo è un ritorno a 50 anni fa: ovvero che gli americani tentino un accordo coi governi legittimi dei Paesi sunniti in funzione sia di isolare l’Iran sia di ricostruire Gaza. Del resto Trump rappresenta la tradizione liberale classica più antica – per cui occorre trovare un compromesso che non porti alla distruzione dell’uno e dell’altro popolo – e che la pace trovata attraverso i commerci sia raggiungibile: ed è sicuramente meglio della guerra e della miseria”.

“Tutta la strategia di Trump nei confronti dell’Ucraina mi sembrava corretta, solo che non ha fatto i conti con l”oste’ Putin. Il presidente russo ha pensato che, grazie al fatto che non sarebbero state più date armi a Zelensky, lui sarebbe andato ancora più avanti fino alla vittoria. Ma, per motivi diversi, sono disperati tutte e due: nessuno può vincere questa guerra. Quindi è arrivato il momento di stipulare una pace, giusta o meno. Insomma, il progetto di Trump è chiarissimo: una volta messo a posto il Medio Oriente, il prossimo dossier aperto è questo. Il tutto in vista di un piano di pace globale”.

“Trump ha chiaro che l’enorme aumento di potere globale della Cina deriva dai commerci: il Paese asiatico è diventato il primo partner commerciale dell’intera Africa. I cinesi stanno facendo colonialismo a loro modo: si muovono solo ed esclusivamente per raggiungere accordi di carattere economico e ottenere profitti. Ma il capitalismo di Stato gestito dal Partito comunista cinese e con il lavaggio del cervello fatto a tutta la popolazione è qualcosa di intollerabile. La Cina ha una politica paragonabile a quella di Stalin nei confronti di ogni tipo di minoranza, sia di carattere religioso sia etnico e soprattutto ideologico. È una potenza che spaventa e che prima o poi qualcuno dovrà cercare quantomeno di contenere, senza ovviamente andare allo scontro”.

“Un mese fa è stato ucciso Charlie Kirk. La sua battaglia aveva due fini: porre fine a tutte le follie portate avanti dai democratici in questi ultimi decenni e porre in atto una ri-cristianizzazione dell’Occidente. Qualche giorno fa una donna, in televisione, è riuscita a dire che Charlie fosse contrario alle famiglie arcobaleno. Beh, certo era più favorevole a una famiglia tradizionale, nella quale si fanno anche molti figli. Capisco che ci sia un odio verso questo mondo che si vorrebbe distruggere, ma probabilmente è l’unico tipo di mondo che può ancora salvare l’Occidente. Io credo che l’eredità di Kirk sia fondamentale e debba essere tenuta sempre in vita”.


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