Landini da gaza all’Italia: ed è subito patrimoniale!
Giovanni Sallusti · 8 Ottobre 2025
Cari ascoltatori, è tornato a esternare il capo dei pro-pal, nominalmente ancora segretario della Cgil. Maurizio Landini, l’organizzatore della rivolta sociale e regista dell’infatuazione terzomondista che si è appropriato delle piazze italiane, ieri è incredibilmente tornato a parlare di economia italiana. Senza muoversi dalla sua bolla ideologica, perché se ne è uscito con la proposta più retrograda e dal sapore novecentesco di socialismo reale che si possa immaginare: una nuova tassa patrimoniale. È chiaramente questo di cui ha bisogno l’economia italiana.
La Cgia di Mestre stima che esistano già una quindicina di patrimoniali, che garantiscono un incasso allo Stato di circa 50 miliardi di euro l’anno. La più consistente è l’Imu-Tasi, poi c’è il ginepraio kafakiano composto da: imposta di bollo, bollo auto, imposta di registro, imposta sostitutiva, canone Rai – su cui aveva e ha ragione la Lega a chiederne il taglio – imposta ipotecaria, imposta sulle successioni, tutte imposte sul già tassato, e i diritti catastali. Adesso Landini vuole la sedicesima, che presenta come un provvedimento di grande giustizia sociale a danno della grande ricchezza, che nella cultura antagonista di Landini è una parola sempre marchiata dalla colpa.
La sua proposta è un’aliquota dell’1,3% sui patrimoni dei contribuenti oltre i 2 milioni. Cioè l’esatto contrario di quello che deve fare una sana società di mercato che aspira alla crescita. Perché un conto è dire che su certi maxi-profitti incamerati dal sistema bancario in questi anni, per frutto non di meriti della banca, ma di decisioni prese da organi euro-burocratici, gli istituti di credito possano dare un contributo. Ma se vengono realizzati profitti figli di una dinamica di mercato, che garantiscono lavoro, ricchezza circolante, investimenti in Italia, magari attrazione di capitali esteri, perché diavolo dovremmo colpirli?
Ecco il motivo di Landini: “La progressività e la capacità contributiva devono essere i pilastri di una vera riforma”. Ma queste sono due cose già previste, e anzi forse si è esagerato a chiedere capacità contributiva al contribuente italiano. “Quindi stop a flat-tax, condoni e concordati, prelevando le risorse dove sono: extra profitti, profitti, rendite, grandi ricchezze aggredendo l’evasione”: non vuole colpire solo gli extra-profitti liberamente acquisiti o ereditati, ma proprio i profitti in quanto tali. È un puro rigurgito di leninismo.
Insomma, lo scopo è chiaro: dare qualche mancia a chi non ha risorse e mantenere tutti nella povertà. Perché come diceva Winston Churchill, “il vizio inerente al capitalismo è la divisione ineguale dei beni, la virtù inerente al socialismo è l’uguale condivisione della miseria”. Landini è un uomo di marketing e va per parole chiave: prima era la Palestina, ora c’è la patrimoniale: con questa bella trovata, nella sua narrazione il partito bolscevico sfratta i galantuomini in kefiah. Fino a oggi non avremmo pensato di dover dire che era meglio quando Landini parlava solo di Gaza…