Il 7 ottobre è oggi. Lettera agli amichetti di Hamas

· 7 Ottobre 2025


Cari ascoltatori, oggi è il 7 ottobre e, allo stesso tempo, il 7 ottobre è oggi. Perché quel giorno di due anni esatti è stato un tornante della storia, che ha incendiato per l’ennesima volta il Medio Oriente, con l’attacco islamista e antisemita allo Stato degli ebrei. Con buona pace del negazionismo dei collaborazionisti nostrani, la verità è che è accaduto qualcosa di immane, che ha spaccato la storia e che ci parla anche di noi.

Il 7 ottobre 2023 è accaduto né più né meno che un pogrom: la caccia, la tortura, la sevizia, la persecuzione e l’uccisione dell’ebreo in quanto tale, essere vivente sbagliato alla radice, ontologicamente di scarto. Questo ha reso possibile – ed è purtroppo solo un parziale campionario dell’orrore – sterminare i figli davanti ai padri, i padri davanti ai figli, legare insieme intere famiglie e dare loro fuoco, mettere neonati nel forno, decapitarli, seviziare donne, amputare arti e seni con cui giocare a calcio, praticare lo stupro di massa e assassinare chiunque si trovasse lì, solo perché ebreo.

Il 7 ottobre è oggi, perché il pogrom parla anche della storia dell’Europa del Novecento (e non solo): perché l’antisemitismo lo stiamo vedendo nelle nostre piazze che inneggiano alla rivolta sociale, quando non dichiaratamente ad Hamas. Il 7 ottobre parla di noi perché gli ultimi pogrom che si erano visti prima erano quelli che portarono al culmine immane e inumano della Shoah. Fu il genocidio del popolo ebraico perpetrato dal nazismo alleato del fascismo italiano. Il 7 ottobre è oggi perché, citando Ugo La Malfa, la battaglia per la libertà si combatte anzitutto sotto le mura di Gerusalemme. E Oriana Fallaci sosteneva di essere sionista perché Israele è la nostra trincea e, se cedesse, si aprirebbe una voragine nell’Occidente in cui entrerebbero le canaglie islamiste: quelle per cui la donna non è nulla, gli omosessuali vengono impiccati e la vita degli infedeli non ha dignità.

Il 7 ottobre è oggi, perché ci ricorda che in ballo c’è l’essenza della nostra civiltà. Non a caso, in quell’area martoriata del mondo, Israele è l’unica democrazia e là vengono valorizzate la dignità intrinseca di ogni persona e tutte le libertà individuali che da questa nozione discendono e che definiscono l’essenza di noi occidentali. Il 7 ottobre è oggi, perché il ricordo è una necessità morale di fronte a striscioni che inneggiano esplicitamente al massacro e che hanno definito quel pogrom un atto della resistenza palestinese, sporcando il nome di chi, in un modo o nell’altro, ha rischiato la vita combattendo il nazifascismo. Il 7 ottobre è oggi, perché una come Francesca Albanese è inspiegabilmente diventata un idolo del mainstream, nonostante abbia additato in pubblico sindaci Pd quando si sono permessi di ricordare gli ostaggi in mano ad Hamas e abbia definito la senatrice Segre “non lucida” a parlare di quel che accade a Gaza perché ha un “condizionamento emotivo”. E certo che ce l’ha: è stata a Auschwitz, sulla sua pelle è incisa la tragedia della Shoah.

Il 7 ottobre è oggi, perché non concederemo di ribaltare e occultare la storia. Il 7 ottobre è oggi perché dobbiamo avere la consapevolezza che questa è la faglia di rottura della contemporaneità che è alla base di uno “scontro di civiltà”, come diceva il politologo Samuel Huntington: da una parte ci sono i valori nazi-islamici di Hamas e dei suoi mandanti, dall’altra parte ci sono i valori occidentali. E conservare questa consapevolezza significa, per esempio, tifare in modo esplicito per la pace di Trump, una pace attraverso la forza che è il contrario del pacifismo miope e ideologico che anche in queste ore ha dato sponda ai tagliagole di Hamas. il 7 ottobre è oggi e, per quanto ci riguarda, lo sarà anche domani.


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