Neanche i palestinesi sono pro-pal
Marco Tognini · 2 Ottobre 2025
Nella nostra nuova rubrica “Sic et non”, Marco Tognini presenta e analizza i temi politici della settimana, nazionali e internazionali: fra gli altri temi Tognini mette in evidenza l’incredibile contraddizione che vede all’interno dello Stato palestinese una sorta di “dissociazione” tra una fetta consistente di società che vive nella Striscia di Gaza e il gruppo terroristico di Hamas.
Israele è entrato a Gaza sostanzialmente con una mobilitazione di carri armati, di esercito, al momento: la cosiddetta operazione “Carri di Gedeone”. 200mila dei 400mila abitanti che erano rimasti là hanno evacuato le loro case in tre giorni nella zona a sud di Gaza, dove era stata preparata una zona umanitaria per raccogliere i profughi dalla città. I militari israeliani hanno tra l’altro affermato che non esisterebbero più roccaforti fisiche di Hamas all’interno della Striscia e che comunque l’aeronautica militare avrebbe colpito oltre 170 obiettivi. Ma c’è tuttavia un interessante novità sotto questo punto di vista.
Il temuto reclutamento di nuovi effettivi da parte di Hamas, che avrebbe intenzione di portare il tutto alle estreme conseguenze, sta allontanando non solo i palestinesi “moderati” – o comunque legati alla leadership di Abu Mazen e quindi all’eredità di Arafat – ma anche quella parte di società civile che vive nella Striscia di Gaza che sta cominciando a fare alcuni distinguo. In poche parole, i cittadini che stanno subendo i bombardamenti si sono stancati di fare gli scudi umani per Hamas.
Questo è un primo piccolo ma importante segnale positivo, per cui forse qualche cosa sta cambiando. Bisogna infatti evitare che una fazione terroristica s’intesti la lotta palestinese. La necessità è il ritorno a un piano di pace – quello elaborato da Donald Trump e già in parte sottoscritto da tanti Stati arabi – e mettere finalmente un punto fermo in questa situazione. In ogni caso, resta il fatto che sembra che non esistano più formazioni paramilitari nella Striscia di Gaza. E questo dovrebbe essere il momento in cui anche la politica cominci a pensare di evitare di schierarsi e di fare tutta quella propaganda che invece, imperterrita, continua a declamare.