La differenza tra il pacifismo e la pace? Donald Trump
Giovanni Sallusti · 30 Settembre 2025
Cari ascoltatori, è allarme rosso nelle redazioni del giornale collettivo e dei talk a reti unificate, perché l’impresentabile orco Donald Trump potrebbe ottenere la pace in Medio Oriente. E questo è un bel problema: oggi i “buoni e giusti” hanno fatto fatica a scagliarsi contro di lui, se la sono un po’ cavata a nascondere la notizia grazie al fuso orario.
Trump ha ricevuto Bibi Netanyahu, il leader dell’unica democrazia del Medio Oriente in guerra col terrorismo islamico, e insieme hanno presentato il piano di pace in 20 punti stilato dalla Casa Bianca. Nel primo si dice chiaramente che “la striscia di Gaza sarà una zona de-radicalizzata e libera dal terrorismo e non rappresenterà una minaccia per i suoi vicini”. Quindi stop al laboratorio che ha allestito i simpatici pogrom e ha minacciato quotidianamente la vita e la sicurezza dei civili israeliani. Nel secondo punto si afferma che la Striscia verrà “riqualificata a beneficio della popolazione di Gaza che ha sofferto più che abbastanza”.
Stiamo parlando di un piano lucido, aperto alla tutela della vita, della prosperità di tutte le parti in causa, esclusi ovviamente i terroristi. Solo così può avanzare una pace concreta, realistica, che non può esistere finché una delle due parti ha nel proprio statuto la cancellazione dell’altra. Altrimenti si chiama “pacifismo ideologico”. È questa la differenza che sta mandando in confusione le già scadenti certezze del mainstream nostrano.
Il piano prevede la smilitarizzazione totale ma anche la possibilità dell’amnistia per i membri di Hamas che rinunceranno esplicitamente al terrorismo. Entro 72 ore Hamas dovrà restituire tutti gli ostaggi, vivi e morti e contestualmente Gerusalemme rilascerà 250 ergastolani palestinesi, saranno immediatamente inviati aiuti umanitari tramite Nazioni Unite, Mezzaluna Rossa e altre istituzioni internazionali neutrali (senza alcuna sponda ad Hamas). Il governo della Striscia verrà affidato a un comitato tecnocratico composto da funzionari palestinesi dal profilo internazionale, supervisionati da un organismo transitorio – il Consiglio della Pace – presieduto dallo stesso Trump, insieme con altre figure di spicco, fra le quali Tony Blair.
Successivamente il controllo finirà nelle mani dell’autorità nazionale palestinese, a patto che metta fine a Hamas e alla corruzione dilagante. È prevista anche una forza di stabilizzazione internazionale, con il coinvolgimento di Stati Uniti, Paesi arabi e partner internazionali, nonché un piano di rilancio economico con l’intento di valorizzare la Striscia come “attrattore di investimenti”: ovvero la famosa Riviera che tanto aveva scandalizzato le anime belle. Netanyahu ha anche accettato di porre le scuse diplomatiche al Qatar per avere violato la sovranità nell’attacco a Doha.
Insomma, contro il pacifismo ideologico dei disperati della Flotilla che vogliono violare il blocco navale di Israele, noi diciamo evviva alla pace concreta ed efficace proposta dall'”odioso” Donald Trump.